Un’Italia formato Spagna, è quanto emerge almeno dalla mole di passaggi riusciti e possesso palla gestito.
Più di 720 volte i giocatori azzurri si sono cercati con efficacia, 68% il possesso palla nei confronti di una pur buona Inghilterra.
Com’è possibile tutto questo? E’ forse cambiata la cultura calcistica italiana, identificata spesso col luogo comune del “catenaccio” unito al “palla lunga e pedalare”?
Oltre che dei giocatori, i meriti sono anche dello stesso Cesare Prandelli, amante fuori dubbio del buon calcio, del gioco di squadra come veicolo per la vittoria, dello spogliatoio unito e, aspetto secondario, di un certo fair play.
Pirlo formato “spagnolo”, molto vicino al collega Xavi per stile di gioco, Marchisio e De Rossi dinamici centrocampisti, utili tanto nella fase di non possesso che in quella di ripartenza, letali negli inserimenti. E Montolivo, che nonostante l’ultimo anno e mezzo non disputato sui livelli di aspettativa media, piacevole scoperta dell’ultim’ora.
Filtro, dinamicità e qualità sono le caratteristiche vincenti di un reparto nevralgico per la nazionale azzurra. E non sorprende quindi la mole di interpreti nel ruolo che lo stesso c.t. ha voluto convocare per la rassegna continentale. In panchina figurano infatti i vari Nocerino, Thiago Motta, Giaccherini, Diamanti. E lo stesso Giovinco, capace di adattarsi egregiamente nel ruolo di rifinitore dietro le due punte. Senza tener conto della duttilità degli esterni Maggio e Balzaretti, abili nel disimpegnarsi anche come “quinto” di centrocampo sulle corsie esterne.
Tornando alla mente azzurra, lo juventino Pirlo è stato eletto dalla Uefa miglior giocatore contro Croazia ed Inghilterra, e qualora l’Italia dovesse vincere l’europeo, sarebbe uno degli indiziati alla conquista finale del Pallone d’Oro. Senza tener presente la stratosferica stagione che Andrea ha disputato con la maglia della Juventus, condotta allo scudetto anche per mano sua.
La difesa è apparsa sicura, o quanto meno ben registrata. Incassati gli infortuni in serie di Barzagli e Chiellini, Prandelli ha dovuto rivoluzionare le cose, sperimentando il pur bravo De Rossi come difensore centrale in un modulo come il 3–5-2.
Probabilmente, ciò che manca ancora alla nazionale azzurra per dirsi davvero competitiva è la concretezza in avanti.
Appurato che Cassano fisicamente non è al top, e può reggere al massimo per 70’, come ampiamente dimostrato finora, e che soprattutto non è cannoniere determinante ma assistman, gli indici sono puntati su quella che, ad oggi, è l’unica scommessa ancora “non vinta” di Cesare Prandelli, ovvero Mario Balotelli. Una sola rete in quattro partite, di cui tre da titolare, sono poca roba. A questo proposito, probabile potrebbe essere un avvicendamento nella semifinale di giovedì a Varsavia contro la Germania con Di Natale.
Rischiare la carta Borini, però, non sarebbe utopia. Bomber veloce e reattivo, l’attaccante che nell’ultima stagione ha vestito la maglia della Roma è un gran finalizzatore. Abbina alla “fame agonistica” un ottimo senso del goal, ed in un momento del genere, probabilmente, potrebbe essere più che utile alla causa azzurra.
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