di Giacomo Palombino
Dopo aver fatto viaggiare il suo brand in giro per il Lazio meridionale, tra Terracina, Fiuggi e Sora, dal 20 al 29 Luglio “AtinaJazz” è tornato a casa sua, nella splendida cornice del paesaggio della Val di Comino. Non che vi fosse stata una qualche nostalgia o gelosia nei confronti dei nuovi paesi ospitanti, ma sicuramente è altra cosa assistere al festival all’interno dello stesso comune che gli dà il nome. In effetti, piazza Marconi, con la sua calda e coinvolgente familiarità, concede un interesse del tutto superiore allo spettatore: vero é che quest’anno c’è stato anche il mare di Terracina a fare da sfondo alle esibizioni, ma le quattro mura che rinchiudono la piazza sono più coinvolgenti ed accoglienti di qualsiasi altro sfondo paesaggistico. Se quelle mura, se quelle pietre potessero parlare, lo farebbero a suon di Jazz: è quindi giusto viaggiare, fondamentale espandersi, ma senza mai dimenticare da dove si viene, dove si è nati. Interessante anche la perfetta acustica che si rintraccia all’interno della piazza, la quale viene spesso rilevata e sottolineata da parte degli artisti.
Il merito della buona riuscita di questa edizione, e non solo di questa, è dovuto ad alcuni nomi in particolare: Maurizio Ghini, organizzatore e mente delle novità delle ultime edizioni; Elide Di Duca, colonna portante, responsabile e prima sostenitrice del Festival; ed infine tutti i ragazzi che, come volontari, concedono ogni anno un aiuto incredibile alla buona riuscita della manifestazione.
Le novità dell’edizione 2012 sono state molteplici, ma in maniera particolare si ricorda il Campus della musica, un luogo dove sono stati ospitati circa trenta giovani musicisti provenienti da sei nazioni. È questo un modo per valorizzare in maniera significativa il ruolo di luogo di incontro e di scambio che vuole assumere Atina. I ragazzi ospitati, insieme a tutti coloro che desiderano condividere con loro momenti di buona musica, hanno dato vita, prima e dopo i concerti, a jam session di altissimo livello. È in questo che si rintraccia l’insegnamento della “musica d’insieme”, cioè la possibilità di costruire, ogni anno in maniera sempre più forte, un legame fra artisti vecchi e giovani, fra talenti affermati e nomi da scoprire sotto l’unica insegna del festival.
In ultimo non devono essere naturalmente dimenticati gli artisti ospiti, grandi nomi che mai sono mancati e si augura mai mancheranno. Auest’anno, sui palchi del festival, tra gli altri, Stefano Bollani, Danilo Rea ed Enrico Rava. Nonostante il musicista sia l’ultima cosa che conta in queste occasioni, nessuno proporrebbe se stesso per qualcosa che non offre alcuna garanzia. “AtinaJazz”, peró, grazie all’esperienza raccolta in questi anni e grazie ai nomi sopra citati, è stato in grado di gettare delle solide basi, di creare una piattaforma sicura, dove qualunque artista di fama mondiale appartenente al panorama Jazz desidererebbe atterrare.