Luigi de Magistris, il sindaco eletto perché simbolo di un’innovazione e di rinnovamento, pare stia profondamente deludendo i suoi elettori, finanziando iniziative velleitarie e di cui poche giungono a conclusione o permettono un effettivo miglioramento. Ad esempio, il nuovo sindaco ha creato una ZTL in via Caracciolo (per permettere una maggiore vivibilità notturna del lungomare) senza però incaricarsi di asfaltare e riorganizzare le strade adiacenti allo stessa, totalmente dissestate. Una ZTL – attivata, oltre che in via Caracciolo, lungo tutto il centro storico – che non ha visto un maggiore incremento di mezzi pubblici. Anzi, l’azienda della mobilità napoletana, l’ANM, si è vista tagliare dal sindaco circa il 50% del settore logistico. Conclusione: riduzione di corse, disorganizzazione e un malumore crescente nella città.
Oltretutto, non volendo considerare i disagi quotidiani (come, ad esempio, aspettare trenta minuti un autobus o un tram, accalcarsi in metropolitane sporche e logore, inciampare in buche o in tombini lasciati aperti e a loro stessi) la città di Napoli, in situazioni “particolari” – se particolare è da considerarsi una pioggia di media portata –, è totalmente priva di autocontrollo, incapacità che ben si coniuga con un insoddisfacente servizio di intervento pubblico: sono bastati quaranta minuti di pioggia affinché si fermasse una città intera. I condotti fognari e le strade inaccessibili hanno ceduto per primi, seguiti dalle metropolitane ferme per sei lunghe ore di immobilismo cittadino.
Il sindaco sembra continuare a investire in iniziative effimere e solo di facciata, non occupandosi dei veri problemi della città. La giunta de Magistris, dopo quasi un anno, sembra non dare spazio ai veri problemi (come bonificare le fogne in previsione delle piogge autunnali, migliorare il servizio pubblico dei trasporti, aggiustare le strade che sono impossibili da attraversare in auto) e quasi tenta di accontentare l’opinione pubblica con proposte su parchi dell’amore o varie gare internazionali. Quello napoletano è un popolo che necessita di pragmatismo. E’ diventata una questione di sopravvivenza.
Forse il problema del sindaco è solo quello dell’apparire sul quadro internazionale, costi quel che costi. Ma Napoli – e l’Italia intera – è già passata per un ventennio in una condizione simile; e non pare sia disposta a continuare oltre.
Il sindaco dovrebbe iniziare a preoccuparsi dei problemi veri, quelli che necessitano di impegno e un’azione forte, facendo rispettare la propria autorità ai piani alti, anche se ciò lo ponesse in cattiva luce alla vista dei burattinai del potere. Anche perché il conto viene servito, prima o poi. E per iniziare, il primo di una lunga fila è il piano di aiuti che il sindaco, entro il 30 novembre, dovrà consegnare al governo Monti, mostrando come pensa di risanare il “pre-dissesto” e quindi i tagli che intende effettuare, con la previsione sulle future entrate.
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