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“Dialoghi con Italìa – Venditti e Gaetano: Sogno”

di EbbroFiore

Talvolta, quando è forte lo sconforto e
la vita della vita in-
degna, ci si rifugia dentro un sogno
ché il sogno è specchio obliquo d’ogni segno.

“Antonio, ti ricordi ancora chi ero?
Ancora sogni il mio volto e la voce?
Cosa ti porta qui, ove la luce
non è che l’ombra pallida d’un cero?”

“Nostalgia. La tua assen-
za incolmabile ora”

“Per noi la vita è sempre stata questo.
Vero? Tutto soggiace alla parvenza
del sogno. Nulla conta. Nulla, senza.”

“Tu per un sogno moristi. Donasti
vita e ambizione alla bianca sovrana.
Rimpiangi? casa tua…Via Nomentana…

“No. No mai. Mai davvero.
Così doveva andare,
Dovei morir virgulto
per ottenerlo presto:
La fama imperitura
del fiore che appassisce
appena si matura”

“Perché mi dici questo?”

“Giuro non so. Lo giuro.”
.
.
.
.
.
.
.
Cavalli azzurri si vanno a formare
lì su uno sfondo che brusco scompare.
E calciano
e nitriscono

“È tardi devo andare”

“È così che finiscono?”
“È così”

“Solo una sola! Lascia che la dica!”

“Fai presto. O non la fare.”

“Che fu per te la vita?”

“Fu viverlo:
il sogno di cantare.”