TRAMA: Dato per morto e “risorto”, James Bond (Daniel Craig) è reintegrato nei servizi segreti britannici per ritrovare una preziosa lista contenente i nomi delle spie infiltrate nelle organizzazioni terroristiche internazionali, finita nelle mani sbagliate, e tra Shanghai e Macau ne trova il responsabile: il diabolico Silva (Javier Bardem), genio criminale informatico ma anche ex spia al servizio di Sua Maestà, che, tradito da M (Judi Dench) e vivo per miracolo, ha ordito nei minimi dettagli il piano per vendicarsi di lei.
GIUDIZIO: Dopo il sentimentale “Casino Royale” e il moscio “Quantum Of Solace”, la terza avventura di Daniel Craig come 007 nell’opus 23 dedicato alla celebre spia (e il più lungo: 143’) è certo finora la più convincente, ironica e divertente, abbastanza originale per intrattenere in modo intelligente, grazie a un cattivo di classe (un Javier Bardem effeminato e folle), strizzatine d’occhio alla serie (Bond morto nel prologo come in “Si vive solo due volte”, l’Aston Martin di “Missione Goldfinger”, ma anche le new entry di Q, l’ingegnere dei gadget giovane e nerd, e Moneypenny, rampante e di colore) e citazioni cinefile, sviluppi narrativi inaspettati e sequenze d’azione che rendono onore ai vari scenari, che siano i tetti di Istanbul, un grattacielo di Shanghai, il casinò di Macau o la metropolitana di Londra, ma soprattutto grazie al talento di un vero autore, Sam Mendes (“American Beauty”, “Era mio padre”, “Revolutionary Road”), che non si limita solo a amministrare ordinariamente esplosioni e sparatorie, ma a darne anche un’idea di regia vera e cinematografica. Certo l’introspezione psicologica di Bond è ancora improbabile, e il nuovo reboot di nuovo millennio nel bene e nel male non ha nulla che ricordi l’epoca d’oro dei ’60, ma il marchio d’autore ha dato almeno in quest’episodio una ventata di nuovo, non ancora di arte vera, che ne fa un film di sicura qualità. Bella la canzone dei soliti titoli di testa, firmata Adele.
VOTO: 3/5
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