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“Venuto al mondo”: l’inferno di Sarajevo e le sue ferite ancora aperte

di Marco Chiappetta

TRAMA: Gemma (Penelope Cruz), matura borghese romana, parte per Sarajevo col figlio Pietro (Pietro Castellitto) per fargli scoprire la sua verità, il suo passato e la ragione per cui è nato proprio nell’infelice città bosniaca. Rievoca così l’amicizia col poeta Gojco (Adnan Askovic) e soprattutto l’amore folle per il fotografo americano Diego (Emile Hirsch), più giovane di lei, passionale e ribelle, che sposò a Roma e dal quale voleva a tutti i costi un figlio che lei, sterile, non poteva avere; e ancora, il ritorno in Bosnia, lo scoppio della guerra con tutte le sue atrocità, e l’idea di affidare il suo desiderio di maternità alla bella e fertile Aska (Saadet Askoy), ciò che segnerà la vita sua e quella di Pietro. Ma di questo passato fatto di sconfitte e rimpianti, Gemma non conosce ancora tutto.
GIUDIZIO: Alla quarta regia Sergio Castellitto ritrova Penelope Cruz (otto anni dopo “Non ti muovere”) e adatta ancora una volta un bestseller della moglie Margaret Mazzantini, che sullo schermo ha un certo respiro, una certa passione e un cuore pulsante, capace di amalgamare il dramma individuale (una donna che non può avere figli) e un dramma universale (la guerra e la sua furia), la memoria umana e quella storica, con le sue ferite e il suo sangue sempre vivo, il passato e il presente attraverso illuminanti flashback: sebbene con una bella e appassionante orchestrazione, Castellitto forza un po’ troppo il patema, aggiungendo invece che togliere, ingolfando e appesantendo le immagini con troppe canzoni anglofone, troppo lirismo e troppa retorica, quando una maggiore naturalezza e una maggiore asciuttezza avrebbero dato al film un aspetto più sincero, emozionale e duro. Così la forza della storia e l’intensità degli attori sono sbiadite dall’eccesso, dalla voglia di strafare e da una certa attitudine al superfluo, così che tutto rischia di restare confinato al buio della sala e non oltre. Comunque un bel segnale del cinema italiano, capace di raccontare storie universali con grandi attori internazionali, che però solo in Italia avranno altre voci, perdendo la ricchezza plurilinguistica dei dialoghi. Nel cast notevole la presenza di Luca De Filippo, che certo meriterebbe molto più spazio sul grande schermo; piccoli ruoli, ma significativi, per Jane Birkin e lo stesso Castellitto.
VOTO: 3/5