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“Malammore”: le storie di (r)esistenza femminile in scena all’ex Asilo Filangieri

di Giulia Battinelli

“Malammore” è il titolo della pièce che “Le Kassandre”, associazione culturale di promozione sociale, presenta in collaborazione con “Il Festival del Cinema per i Diritti Umani” ed il contributo del Comune di Napoli, Assessorato al Turismo e alla Cultura. La data in cui la rappresentazione teatrale è andata in scena è stata il 25 novembre 2012, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La chiave di lettura offerta è quella della coscienza di una violenza sulle donne acuita da una dimensione locale – quella napoletana, campana e del Mezzogiorno – più o meno influenzata dalle organizzazioni criminali.
E’ la storia secolare di una donna sempre in guerra, che sempre anela ad una parità. E’ una parità che va conquistata a duro prezzo – e forse è ancora da conquistare. Non è questo il caso delle sotterranee e occulte realtà camorristiche, nelle quali la parola “parità” non è prevista, né fuori dalla casa, né nella famiglia. La storia che racconta “Malammore” (di e con Ilaria Cecere e Annamaria Palombo) è la storia di due donne, legate da un uomo, Tonino: l’una mamma, l’altra moglie, l’una che ci ha fatto l’abitudine, l’altra che non sa se vuole farla. “Le mogli diventano invisibili, col tempo ci si addomestica”: è questo il vangelo recitato dalla madre di Tonino alla novella moglie. E’ il tempo che è tirato in ballo: ha sempre funzionato così. Non è questo il tempo della storia, dell’uomo; è piuttosto il tempo dell’eterno ritorno, dell’assenza di cambiamento, il tempo degli animali coi loro bisogni e le loro priorità, “chi pecore e chi lupo”. In questo tempo non c’è tempo per i pensieri, si va avanti, l’unico credo è ridere “pe’ nun murì appriess’ a ll’ate muorte”. Qual è quindi il ruolo di una donna in un posto così? Cosa deve o piuttosto non deve fare? Di più gli obblighi o i divieti? Ha il diritto di agire, ha quello di pensare? La risposta è che non si pone queste domande, impara a guardarsi allo specchio e sentirsi invisibile, davanti agli altri e ancor prima davanti a se stessa. Giorno dopo giorno questa donna impara a incassare il colpo, a subire “violenza” e con lei la sua libertà. E’ violato e violentato il suo corpo, la sua mente, il suo pensiero. Il matrimonio sancisce la morte del suo arbitrio: da questo momento sa che, come altre donne prima di lei, ha a che fare con l’odio, col sangue e deve fronteggiare tutto questo in silenzio. Non è però solo questa la donna in ballo. Spesso si tratta di donne-militari, che mettono il proprio corpo e il proprio pensiero nelle mani delle organizzazioni criminali, di cui diventano socie, complici, in alcuni casi anche leader. Sono donne di cui la logica della guerra ha fatto bestie, sulle quali un lavaggio del cervello ha steso a tappeto ogni indole materna e femminile. Sono donne come la madre di Tonino, che dichiara “pe’ nun murì appriess’ a ll’ate muorte”. Dalle sue parole traspare che l’uomo non è solo un genere, è una qualità, che la donna in questione sente come diversa e alla quale aspira, della quale alla fine del suo percorso di apprendimento dell’odio può sentirsi padrona. In “Malammore” l’unico riscatto per la moglie di Tonino sembra essere la morte di quest’ultimo: ora veste abiti neri e respira profumi di fiori di morte, ma il lutto era in lei dopo la morte di Tonino non più che quando egli era in vita.
“Malammore” è finzione, ma quello che “Le Kassandre” portano sul palco dell’ex Asilo Filangieri non è solo questo: è uno spunto alla fine del quale si apre un lungo dibattito in cui sono tanti i nomi e tante le storie, pur se solo una piccola parte di quei numerosi casi che si verificano (6 milioni e mezzo di donne violentate solo nel 2011, secondo i dati diffusi dall’Istat nel dicembre 2011). Previste per il dibattito, ma non presenti per motivi personali, Alessandra Clemente, Presidente della “Fondazione Silvia Ruotolo Onlus” e Sahar Parniyan, rifugiata politica afghana. La loro presenza avrebbe dovuto dimostrare che le donne con passati difficili hanno tutta la voglia e la forza di esserci al momento giusto e di provare a cambiare, seppur con notevoli difficoltà, le dinamiche secolari a cui si è sottoposti.

Ilaria Cecere e Annamaria Palombo, autrici e attrici di “Malammore”