Si è svolta, all’aula 5 della facoltà di Giurisprudenza della Federico II di Napoli, mercoledì 29 Novembre, l’assemblea dei Presìdi del coordinamento provinciale napoletano di Libera, in cui si sono alternati negli interventi, oltre a diversi rappresentati dei vari presidi sparsi sul territorio provinciale, anche diversi esponenti del mondo giudiziario e dell’attivismo in tema di legalità, quali Marco Del Gaudio, magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia, Loredana Di Persia, rappresentante della Direzione Investigativa Antimafia, e Tano Grasso presidente della Federazione Antiracket Italiana, moderati e coordinati da Geppino Fiorenza e Don Tonino Palmese, referenti regionali di Libera.
Gli interventi si sono strutturati dando la parola prima ai rappresentanti dei vari presidi, che hanno esposto le situazioni afferenti alle realtà locali in cui essi si confrontano ogni giorno, dando così gli spunti di riflessione e di confronto ai relatori, con il tema centrale dell'”Analisi della situazione e strategie di contrasto alla criminalità organizzata”. Ospiti particolari sono stati i cinquanta ragazzi della delegazione della Val di Fassa, impegnati in una visita di tre giorni a Napoli nell’ambito di un progetto portato avanti dall’associazione locale “Fassa Lux”, e che li ha visti partecipi in una serie di incontri improntati al tema della legalità, dell’impegno civile, con l’obiettivo di venire a contatto con una realtà spesso avvertita come lontana e di portare l’esperienza maturata anche nel luogo di origine.
La serie di interventi dei presidi è stata aperta da Antonio D’Amore, referente provinciale di Napoli, che ne ha sottolineato il carattere operativo, tuttavia aprendo la questione del crescente potere assunto dai giovani nei clan camorristici e soprattutto dalle donne, che spesso si trovano a gestire i traffici in luogo dei mariti o dei fratelli, notizie sempre più di frequente battute dai giornali (famoso l’arresto di Raffaella D’Alterio, detta “’a miciona”, reggente del clan Pianese-D’Alterio dopo la morte del marito nel 2006) e che colpiscono sia per l’efferatezza mostrata, sia per la novità di questi impianti di potere; in più, la questione del crescente uso da parte della classe politica della parola Mafia come spot elettorale, chiedendo ai relatori se e come cambiare le modalità di lotta alla criminalità e come far sentire il “fiato sul collo” alle forze politiche.
A seguire, Maria Saccardo del presidio di Afragola e Casoria, che porta all’attenzione la questione della non accorta e spesso ambigua assegnazione delle terre confiscate alla camorra da parte delle amministrazioni; cosa su cui il presidio ha indagato, pur con varie difficoltà, e su cui ha organizzato un convegno con lo scopo chiaro di fare una ‘denuncia pubblica’ della situazione, e che ha trovato da parte delle istituzioni una risposta spesso fredda e temporeggiante, subendo anche una querela dall’esponente del clan Moccia, Angelo (difeso da Libero Grasso, fratello del magistrato antimafia) con la singolare accusa di calunnia, in quanto afferma che non esista più il clan e che vi sia in atto un disegno per distruggere la famiglia (singolare perché è notizia recente l’uccisione di tal Iannelli, ex-affiliato al clan). L’appello a costruire una “rete della legalità”, in modo da evitare l’isolamento, ha chiuso il contributo.
L’intervento di Franco Vitale, dal presidio di Frattamaggiore, ha rimarcato il documento scritto in occasione del decimo anniversario dello scioglimento del consiglio comunale (di cui egli faceva parte e da cui si dimise prima del fatto) per infiltrazioni camorristiche (5 novembre 2002-2012), in gran parte per merito di Amato Lamberti, e soprattutto il ruolo dell’educazione per cambiare un sistema marcio fino al midollo, in una Frattamaggiore piena di personaggi loschi, in cui “tutti sanno ma non intervengono” e isolata rispetto alle istituzioni.
E’ seguito il contributo di un rappresentante di Radio Siani, ma anche del presidio Libera di Ercolano, in cui ha parlato di come l’esperienza della radio possa diffondere legalità, recuperare valori, ragazzi a rischio, per allontanare definitivamente la zona “grigia”, partendo appunto dai bambini e dalle scuole.
Diverso dai precedenti è stato il discorso di Antonio Di Luca, operaio di Pomigliano D’Arco legato alla Fiom, che si è incentrato, rievocando la Costituzione, sulla “desertificazione” e ridimensionamento del sistema produttivo operata da Marchionne, che porta sia a un impoverimento prima spirituale che economico, che a una più facile infiltrazione della camorra nei processi produttivi, agevolata dalla sua clandestinità e dalla sua disponibilità finanziaria. Il successivo intervento di Ilaria Ascione, del presidio di Giugliano si è concentrato sul triste fenomeno dei roghi tossici, degli sversamenti illeciti diffuso nell’area Nord della provincia (l’antica “Terra di Lavoro”) e della pratica delle ecomafie di eliminare i rifiuti industriali attraverso la combustione, dopo che essi sono stati imbevuti in panni e stracci e sul ruolo, ancora ribadito, di fare rete, in un percorso di educazione e di presa di coscienza.
Poi è stato il turno di Bruno Vallefuoco, che ha parlato della sua esperienza come attivista nelle associazioni dei familiari e di come queste si attivino principalmente per portare la speranza, contributo che ha ‘concluso’ la parte degli interventi dei rappresentanti dei presidi.
Gli spunti portati avanti dai precedenti sono stati poi rielaborati dai relatori.
Loredana di Persia, vice questore della Polizia di Stato alla sezione della DIA, ha rimarcato il ruolo che le forze di polizia, in particolare le sezioni investigative hanno nel creare un collegamento con le associazioni antiracket, con gli imprenditori e con le vittime di usura e, riprendendo il tema della “rete”, di come vi sia l’esigenza da parte delle associazioni, dei singoli cittadini di una maggiore fiducia verso gli organi giudiziari, fondamentale per una maggiore incisività nella lotta alla mafia e nel fornire i presupposti per una crescita della denuncia. A questo punto, una ragazza della delegazione della Val di Fassa ha posto una domanda su come verità e giustizia si possano coniugare. La risposta è stata affidata a Marco Del Gaudio, della procura alla DDA, per il quale, forte della sua esperienza professionale, il processo è essenzialmente volto a determinare la verità, di come si siano svolti effettivamente i fatti; la verità processuale spesso però non si coniuga necessariamente con la percezione pubblica, che si risolve con una valutazione etica del personaggio apparentemente “innocente”; il discorso si è successivamente impostato sui temi lanciati dal primo contributo di Antonio D’Amore, quali l’abbassamento dell’età dei vertici della camorra, il ruolo sempre crescente dato allo donne, della mafia come spot, allargandosi all’internazionalizzazione della camorra, data dalla libera circolazione dei capitali, alle conseguenze negative delle riforme in campo giudiziario attuate dall’attuale Governo, che può significare un drastico ridimensionamento dell’azione del potere giuridico sulla camorra e infine, sulla imprenditoria e suoi rapporti con le organizzazioni criminali.
Ultimo intervento della giornata è stato quello di Tano Grasso, presidente della Fondazione Antiracket Italiana, imperniato all’inizio sulla nozione di “rete” sviluppata nei precedenti, la “diversità” delle antimafie e delle loro azioni e di come solo integrando queste realtà si possa arrivare a esiti positivi nella lotta; portando l’esperienza delle associazioni antiracket, emerge come si debba aggredire il blocco sociale che favorisce questo contesto – secondo i meccanismi della cosiddetta “convenienza ambientale” – per costruirne uno nuovo e di come le associazioni – gli imprenditori nella fattispecie – debbano costituire l'”avanguardia” di questa lotta, dando eguale rilevanza sia alla dimensione tecnica dell’intervento, quella delle leggi, del rapporto con il potere giudiziario, e quella politica, quella che va oltre il mondo dell’imprenditoria, quello in cui sono riusciti i ragazzi della associazione “Addio Pizzo”.
Infine, spazio per gli ultimi spunti da parte di Fabio Giuliani, Maria Saccardo e Angelica Romano, rappresentante del presidio di Casalnuovo, rispettivamente sulla vertenza sindacale della Fiat a Pomigliano D’Arco, sull’Expo, il fondo unico della giustizia (FUG), sull’assenza della politica nella discussione; sul perché la legge sulla confisca non venga applicata come dovrebbe, su chi assegni le terre; sulla materiale difficoltà dei cittadini a denunciare, sull’esperienza di “esportare” Addio Pizzo a Casalnuovo grazie al ruolo della scuola, i problemi legati alle irregolarità riscontrate nelle primarie. Spunti a cui hanno risposto di volta in volta i tre relatori, concludendo così la giornata,
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