di Giulia Battinelli
“Arrendetevi, siamo pazzi.
I pazzi aprono le vie che poi percorrono i savi”
(Carlo Dossi)
Nove mesi di Ex Asilo Filangieri. Nove mesi di una gestazione che porta questa realtà a covare, partorire e allevare idee e progetti. Sono più di dueento le realtà artistiche, più di cento i giorni di laboratori, centinaia gli incontri ai tavoli di lavoro, più di quindicimila le persone che hanno attraversato l’Ex Asilo Filangieri dalla sua nascita nel 2 marzo 2012. Non è stata una formazione facile, ma da quel 2 marzo fino ad oggi sono tanti i problemi che l’Ex Asilo Filangieri ha dovuto affrontare, tanti gli ostacoli più o meno celati, fino ad arrivare ad una vera e propria minaccia di sgombero emanata dalla Commissione Cultura del Comune di Napoli. Il 24 novembre 2012, sei agenti della polizia entravano all’interno dell’Asilo con “fare autoritario e freddo” – come ci racconta uno degli organizzatori dell’Asilo -, chiedendo le generalità ad alcuni astanti, senza curarsi della loro partecipazione o meno all’organizzazione, ma facendo semplicemente annotazione della loro presenza. Di qui è seguito poi, nei giorni a seguire, il comunicato del Comune con minaccia di sgombero, la cui contestazione verte su tre punti: l’inagibilità del palcoscenico dell’Asilo (autofinanziato e autocostruito); l’assenza di una licenza per vendere bevande alcoliche (la cui vendita è finalizzata alle necessarie finanze che, in mancanza di altre, l’Asilo è costretto a recepire); l’assenza di inclusività nei confronti del Comune. A tutto questo, l’Asilo ha risposto con un incontro il 10 dicembre 2012 nel quale ha presentato davanti ad una platea più che numerosa il “Regolamento per l’uso civico del bene comune denominato Ex Asilo Filangieri”. Ulteriore dimostrazione del fatto che l’Asilo non vuole silenzi, ma cerca piuttosto il dialogo col Comune – ha quindi la volontà di includerlo nelle proprie scelte: questo è l’intento del regolamento, nato sulla base dell’osservazione degli articoli 42 e 43 della Costituzione Italiana. In particolare il secondo è oggetto della lecita riflessione: “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”. L’articolo in questione nasce per realtà di contadini o pescatori in un non troppo lontano passato a cui fa riferimento la Costituzione, ma l’intelligenza e l’innovazione dell’Asilo sta proprio in questo: “abbiamo trasferito la logica civile rurale alla logica incivile della metropoli”. L’idea presentata – ma non manca la modestia nell’ammettere che è ancora in via di sperimentazione – è quella di un uso civico del bene comune, lungi da un’idea di appropriazione o possesso, la cui gestione ha una finalità culturale e dunque comunitaria: a sottolineare l’idea di un uso comunitario del luogo vi è la presenza di un’assemblea di gestione prevista ogni settimana che garantisce l’accessibilità e l’imparzialità.
In tempi di crisi, laddove la società è vessata da continui tagli, consapevoli che la cultura e la ricerca sono i campi maggiormente colpiti, i Lavoratori dell’Immateriale, della Conoscenza e dello Spettacolo, hanno offerto alla comunità un bene immenso ad un prezzo minimo e cercano soltanto che la cavillosa burocrazia italiana – e napoletana – si renda amica e stringa la mano ad una realtà di così grande valore.