Quello dei Black Keys è un nome che spesso è passato inosservato, rimanendo per certi versi sotto la forte attenzione degli ascoltatori più curiosi, e per altri confinandosi ai margini di una fama che è arrivata in maniera scomposta, a tempi alternati o forse troppo tardi.
Il duo statunitense, originario dell’Ohio e formatosi nell’ormai lontano 2001, è composto da Daniel Auerbach (voce e chitarra) e Patrick Carney (batteria). Se per coloro che conoscono poco la band la data di formazione potrebbe sembrare distante, ritenendo erroneamente di ascoltare un gruppo di recente emersione, stupirà ancor di più sapere che il duo ha prodotto, nel corso di poco più di dieci anni, ben sette album (in studio si intende). Di conseguenza, quella che potrebbe sembrare una giovane realtà, è un’esperienza già consolidata, affermata e molto più che apprezzata, se si considera che i Black Keys sono riusciti a catturare l’attenzione di gente come Robert Plant (Led Zeppelin), Thom Yorke (Radiohead), e Liam Gallagher, il quale ha ammesso di aver ascoltato “Brothers” (pubblicato nel 2010) durante la registrazione di “Different Gear, Still Speeding”, il primo album dei Beady Eye. A pensare che lo stesso Auerbach, in una recente intervista rilasciata alla rivista RollingStone, ammette di passare inosservato quando passeggia per la strada o entra in un locale. “Molti sono convinti che El Camino sia il nostro secondo album”, afferma ancora il chitarrista, ponendo l’accento su come questo riesca a divertirlo.
In realtà, dalle diverse informazioni scritte sopra, ci si rende conto che i Black Keys hanno raggiunto un livello di maturazione tale (in particolare con il loro ultimo album “El Camino”, pubblicato nel 2011) da potersi considerare una certezza del panorama rock contemporaneo.
Ciò che più incuriosisce del duo americano è lo stile compositivo: Dan e Patrick sono stati capaci di ispirarsi al sound e alla essenzialità rock degli anni ’70, ricreando però qualcosa di estremamente moderno, arricchendo composizioni segnate da una chitarra distorta e da una batteria che ricordano molto lo stile della Jimi Hendrix Experience, con motivi di tastiere e scelte vocali estremamente moderne. Per non parlare poi della componente scenica, la quale, anche questa rivista nel corso degli anni, vede come protagonisti due musicisti giovani anche nel modo di presentarsi (i grandi occhiali di Carney catturano subito l’attenzione, anche se durante le prestazioni dal vivo di solito scompaiono per impedire che scivolino dal naso).
Tanto rock insomma, ma anche tanta ironia, facilmente percepibile guardando molte delle clip musicali girate dalla band. I Black Keys, con il loro gusto moderno, sono riusciti a proiettare nel 2000 un inconfondibile stile rock, restaurandolo per certi versi, senza però deformarlo.
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