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“Flight”: cocktail americanissimo di azione, commedia e dramma giudiziario

flight-locandina-filmdi Marco Chiappetta

TRAMA: Dopo una notte folle di sesso, droga e alcol, il pilota Whip Whitaker (Denzel Washington), pur ancora ubriaco, riesce tuttavia a far atterrare miracolosamente il suo aereo difettoso, dopo un pirotecnico volo al rovescio, salvando la vita a 96 passeggeri su 102. Diventato eroe nazionale per i media, ritorna alla realtà continuando a bere come una spugna e stringendo una relazione con la tossicomane Nicole (Kelly Reilly): ma l’analisi del sangue rivela la presenza ingente di alcol e cocaina, e per evitare l’incarcerazione per omicidio colposo, si deve affidare alla furbizia dell’avvocato Hugh Lang (Don Cheadle), e soprattutto alla sua buona volontà per resistere alla tentazione alcolica.
GIUDIZIO: Dopo gli esperimenti visivi della performance capture (“Polar Express”, “Beowulf”, “A Christmas Carol”), Robert Zemeckis torna alla narrazione tradizionale di un film americanissimo, ripartendo da dove si era fermato: il crollo dell’aereo, il naufragio solitario e il ritorno alla vita di Tom Hanks in “Cast Away”. Qui il percorso di solitudine e decadenza del superstite-eroe (un ottimo Denzel Washington) è costellato di cadute nel peccato, fugaci redenzioni presto rimangiate, speranze di rinascita, e infine un nuovo inferno, anzi un purgatorio. In uno strano mélange di azione (con la straordinaria sequenza d’apertura dell’incidente aereo), commedia scorretta (grazie alla presenza del pusher John Goodman) e dramma giudiziario, è certo difficile discernere i toni di un film indeciso, ma la lezione morale finale – che giunge dopo dubbi e ripensamenti etici del personaggio, dello sceneggiatore e dello spettatore –  è la più americana e scontata possibile. La sceneggiatura (candidata all’Oscar come l’interpretazione di Washington) ha una sua forza, ma anche una sua superficialità: come introdurre, sottolineare, infine di colpo abbandonare il personaggio di Nicole, per mettere un po’ di rosa tra il comico e il drammatico. Insomma c’è un po’ di tutto, e mai troppo: il piatto piace, ma non lascia del tutto sazi.
VOTO: 3/5