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Nozze omosessuali: Francia e Regno Unito, un passo in avanti. La condizione dei gay nel mondo, tra vittorie e sconfitte

(3)MIDEAST-JERUSALEM-PRIDE PARADEdi Anita Santalucia

Il vento europeo torna a soffiare verso l’affermazione dei diritti delle coppie omosessuali. La cronaca riporta delle novità nell’ambito della legalizzazione delle unioni omosessuali in Francia, dove l’Assemblea Nazionale con 249 voti favorevoli e 97 contrari ha votato il primo articolo sulle nozze gay. Tale votazione è avvenuta dopo un lunghissimo dibattito e la discussione di centinaia di emendamenti. L’articolo più importante dell’intero progetto di legge è molto chiaro: “Il matrimonio è contratto tra due persone di sesso differente o del medesimo sesso”. I deputati francese continueranno il dibattito per due settimane; queste saranno cruciali per la definizione ancora più precisa del progetto di legge. Deputati socialisti, verdi e quelli della sinistra hanno votato il provvedimento, mentre hanno votato contro i deputati dell’Ump e i centristi. Tra i deputati dell’Ump c’è stata una voce fuori dal coro che si è distinta dai suoi colleghi. La notizia dell’articolo che fa parte di un progetto di legge più ampio, cade a meno di un mese dalle manifestazioni del popolo francese proprio contro i matrimoni gay e la possibilità, paventata, di poter adottare bambini. Era il 13 gennaio quando dalle piazze di Parigi centinaia di migliaia di persone urlavano il loro sdegno per questa iniziativa parlamentare animando così il dibattito nazionale ed internazionale, e soprattutto coinvolgendo, prima di tutto, la Chiesa cattolica, che dalle parole del presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Angelo Bagnasco ha espresso la disapprovazione per il progetto in sé che ha qualificato come pericoloso: “Siamo vicini al baratro – ha detto il cardinale- e l’Italia non deve prendere esempio da queste situazioni che hanno esiti estremamente pericolosi. Non seguiamone le orme”. E ancora: “L’Europa ha dimenticato le proprie radici cristiane, le radici della propria cultura e della propria civiltà. Volendo sistematicamente eliminare la religione dal proprio orizzonte crede di conquistare delle libertà nuove. Molti paesi europei hanno varato leggi sbagliate su vita, famiglia, libertà, non crescono in civiltà più umana e solidale, semmai più individualista e più regressiva”. Una risposta a queste parole sembra essere stata una nuova manifestazione che si è tenuta il 27 gennaio quando, sempre a Parigi, altre centinaia di migliaia di persone hanno manifestato, questa volta, a sostegno della legge. Secondo gli ultimi sondaggi diramati, ben il 63% dei francesi chiamati a rispondere sostiene i matrimoni gay, mentre il 49% sostiene che coppie omosessuali posso adottare bambini. Christiane Taubira, il ministro della Giustizia e soprattutto relatrice del progetto di legge chiamato “Matrimonio per tutti”, ha dichiarato di essere onorata e soprattutto fiera che il suo governo abbia superato “questa prima tappa”. E ha aggiunto: “Noi affermeremo la libertà per tutti, non c’è alcuna ragione che lo stato non garantisca i diritti del matrimonio”. Un passo avanti. E il figlio sedicenne dell’ex presidente Sarkozy ha twittato: “Io personalmente sono favorevole”, dimostrando apprezzamento per il provvedimento preso dal presidente Hollande. Sulla linea francese si è posta la Gran Bretagna dove, la Camera dei Comuni ha approvato a grande maggioranza il via libera ai matrimoni omosessuali, con 400 voti favorevoli e 175 contrari. Il provvedimento ha spaccato in due il Partito Conservatore di Cameron e dovrà essere ora oggetto di discussioni dettagliate prima che possa diventare vera e propria legge. Il provvedimento, infatti, dovrà passare alla Camera dei Lords che sarà chiamata a pronunciarsi il prossimo maggio e in un secondo momento ritornerà alla Camera dei Comuni per un secondo voto. Secondo la Bbc, la metà dei conservatori avrebbe espresso voto contrario verso questa legge fortemente voluta dal premier David Cameron, il quale proprio alla Bbs, ha dichiarato: “La legge sui matrimoni gay renderà il nostro Paese più forte”. Sulle dissidenze nel proprio partito – sarebbero cento i deputati che hanno votato contro – Cameron chiosa: “Rispetto le opinioni degli altri, ma questo è un passo in avanti per tutta la nostra nazione”.
KJDW0R5H--330x185Negli Stati Uniti, Washington, Maryland e Maine hanno approvato nel novembre 2012, attraverso un referendum, i matrimoni omosessuali. E’ stata la prima volta in cui il via libera viene dato tramite un referendum. Washington, Maryland e Maine si sono aggiunti al gruppo di stati in cui le nozze gay sono legali e in questo gruppo figurano: Iowa, Connecticut, Massachusetts, Vermont, New Hampshire, New York; mentre, generalmente, i matrimoni omosessuali sono proibiti a livello federale in tutti gli altri stati. Eppure, nel mondo la situazione è ancora piuttosto complessa. Solo dieci governi, ad oggi, autorizzano le nozze omosessuali. Tra questi dieci c’è l’Islanda, dove il 27 giugno 2010 il premier Johanna Sigurdardottir ha sposato la sua compagna; il Canada, il Sudafrica, l’Argentina e il Messico.
In Europa, i primi ad intervenire sulla materia sono stati i Paesi Bassi, che nell’aprile 2001 hanno dato ai gay l’autorizzazione legale al matrimonio, con possibilità di adozione. A seguire è stato il Belgio, dove matrimoni omosessuali sono in vigore dal 2003 e le adozioni gay dal 2006; la Norvegia e la Svezia (dal 2009, ma in quest’ultima nazione l’adozione era già legale nel 2003); il Portogallo, che con una legge del 2010 ha abolito il riferimento a “sesso diverso” nella definizione canonica di matrimonio, ma non ha concesso alle coppie omosessuali il diritto di adottare; la Spagna, che ha legalizzato dal 2006.
Per quanto riguarda gli altri paesi occidentali come la Danimarca, la Germania, la Finlandia, la Nuova Zelanda, la Repubblica Ceca, la Svizzera, l’Uruguay e la Colombia, hanno adottato una legislazione sulle unioni civili che concede diritti agli omosessuali, anche se con differenze tra paese e paese. Nel mondo, poi, ci sono trentanove Paesi dove le nozze gay costituiscono un reato punibile con il carcere e sette che prevedono la pena capitale (Arabia Saudita, Iran, Mauritania, Sudan, Somalia, Somaliland e Yemen).
L’Italia, non avendo una legislazione né per i matrimoni gay né per le unioni civili, è maglia nera. Alcune regioni come Calabria, Toscana, Umbria, Emilia-Romagna, hanno presentato statuti favorevoli ad una legge sulle unioni civili anche omosessuali, e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia ha istituito un registro delle unioni civili, in cui la metà riguarda coppie gay. Eppure, in Italia oltre agli oppositori civili, la stessa Chiesa (lo Stato del Vaticano non ha firmato la Dichiarazione dell’ONU per la depenalizzazione dell’omosessualità) direziona la legislazione condannando da sempre matrimoni gay. Tuona così la Santa Sede con le parole dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia: “Le unioni omosessuali non possono essere considerate come una vera famiglia”. E continua: “La Costituzione italiana parla chiaro, ma prima ancora era il diritto romano che stabiliva cosa fosse il matrimonio”. Un sostengo al Vaticano è arrivato dal rabbino capo di Torino, Alberto Moshe Somekh, che sull’Osservatore romano ha scritto: “Il Talmud ci insegna che, in linea di principio, non si devono riconoscere benefici legali a un comportamento trasgressivo”. Israele accetta l’omosessualità ma non consente le nozze omosessuali. I musulmani non si pronunciano, ma l’omosessualità nell’Islam è un tabù soggetto alla pena di morte. L’Italia, intanto, alla vigilia delle elezioni, resta in un limbo legislativo.