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“Vi presento i nostri”: la minestra scaldata ora è scaduta

Posterdi Marco Chiappetta

TRAMA: L’infermiere Greg Focker (Ben Stiller), ormai finalmente sposato con Pam (Teri Polo), pur tra intoppi vari, e padre di due gemelli, in occasione della festa di compleanno di questi ultimi, ritrova il suocero Jack (Robert De Niro), sempre più insoddisfatto di lui e dubbioso che possa diventare il patriarca della famiglia, il “Don Focker”: sospettandolo poi di infedeltà coniugale con la procace rappresentante farmaceutica Andi Garcia (Jessica Alba), cerca di dirottare la figlia verso il suo storico ex Kevin (Owen Wilson), pseudo-filantropo buddista.
GIUDIZIO: Seguito pretestuoso, inutile e dimenticabile del dittico “Ti presento i miei” (2000) e “Mi presenti i tuoi?” (2004): la storia non esiste, manca persino il pretesto narrativo per riportare sullo schermo le famiglie Focker e Byrnes, ma non la scusa: quella di sbancare ancora una volta il botteghino. E stavolta non con la comicità irresistibile e le invenzioni geniali dei precedenti episodi, ma con le armi diaboliche del cattivo gusto e della demenzialità più bieca. Certo, la sceneggiatura è sempre di John Hamburg, ma alla regia al posto del buon Jay Roach c’è Paul Weitz, autore poco autorevole di commediacce come “American Pie”, e lo smacco si nota: espedienti fessi, gag grossolane, volgarità assortite e gratuite, tra vomiti, peti, cadute, equivoci sessuali che quasi fanno rivalutare il cinemaccio nostrano di Alvaro Vitali e compagni.
Più che un film, un episodio lungo di una sit-com: i soliti personaggi, i soliti caratterini, le solite gag trite, più i riferimenti nostalgici ai precedenti trascorsi e la formula – vincente sì, ma quanto monotona! – del match tra suocero e genero. Qui finisce con una scazzottata tra i giochi per bambini e la solita ricongiunzione familiare (l’ultima?).
Smessa la vena dissacrante e squisitamente tragicomica dei precedenti episodi, non brillano troppo gli attori: nessuno di loro è abituato a tanto delirium demens.
Eppur si ride: se non altro per non piangere.
VOTO: 1,5/5