TRAMA: Dopo l’attentato dell’11 Settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, la CIA intraprende rischiose ed estreme operazioni in Pakistan per stanarne il responsabile Osama Bin Laden, fino a trovarlo ed abbatterlo ad Abbotabad il 2 maggio 2011, sotto la guida e il carisma di una giovane analista, Maya (Jessica Chastain) e di una squadra pronta a tutto pur di servire il proprio paese.
GIUDIZIO: Seconda collaborazione tra la regista Kathryn Bigelow e lo sceneggiatore, reporter, Mark Boal dopo aver raccontato il trauma della guerra come droga in “The Hurt Locker”, dirotta un’altra pagina della recente storia americana e non solo verso un campo meno narrativo e più cronachistico, sempre corale ma non più psicologico, con uno stile realistico e spoglio che sacrifica tutto a favore della verità, molto dettagliato ma un po’ piatto e pedante, tanto che la bella sequenza clou finale del raid nel covo di Osama arriva troppo tardi, dopo più di due ore di poca azione e molta, troppa tattica verbale. Riuscito come reportage, non come film, soprattutto se si pensa alla frenesia adrenalinica e spettacolare a cui la Bigelow ci ha abituati, e a cui qui, per una scelta comprensibile ma non del tutto efficace, rinuncia fermamente a favore di una lucida freddezza e una certa confusione. Poteva essere un’esperienza visiva, un nuovo controverso punto di vista: invece il distacco nel mostrare tutto senza giudicare fa pensare a un articolo di giornale filmato e senza fronzoli che non dice nulla più di quello che già si sa. Non è un film di propaganda, né un film troppo americanista (lo dimostra l’anti-trionfalistico finale), né un film di grand guignol (le criticate scene di tortura sono necessarie, sarebbe stato ipocrita e buonista non mostrarle), ma a momenti può sembrare un film didattico del Ministero degli Esteri. Nulla toglie che al film manca il coraggio della protagonista (molto brava la Chastain, premiata col Golden Globe e candidata all’Oscar) e un guizzo che lo faccia memorabile.
VOTO: 2,5/5
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