Quando si è bambini e si gioca con il proprio fratellino o la propria sorellina, spesso capita di lasciarsi prendere dall’esuberanza e rompere proprio il vaso a cui la mamma teneva tanto. Si finisce così per incolparsi a vicenda e andare entrambi a letto senza cena poiché la mamma si appella al suo ruolo “super partes” di genitore. L’ingovernabilità dell’Italia – divenuta evidente già poco dopo la chiusura delle urne alle 15 di lunedì scorso – è il corrispettivo della punizione nata dalla zuffa tra fratelli e sorelle in Italia. Ognuno ha provato a giustificarsi come poteva per non passare la notte a digiuno, ma nulla da fare: gli elettori si sono scissi. Ingovernabilità. Sia per la destra che per la sinistra e per chi dove sedersi non sa. Tra i cittadini sono grandi le delusioni, soprattutto perché certo ci si aspettava la presenza di diversi colpi di scena, ma non così radicali da mettere in discussione la futura configurazione politica italiana e europea. La sinistra aveva ormai dato per scontato la sua vittoria trascurando il fenomeno Grillo, il torto che gli italiani attribuiscono al professor Monti per l’aumento delle tasse, ma soprattutto la campagna elettorale di Silvio Berlusconi. E quasi quasi – con il senno di poi – un cenno positivo col capo ad Ingroia sarebbe tornato utile per tenerselo buono e portarlo in coalizione, considerando quel 2,2% inutile per “Rivoluzione Civile”, ma tanto comodo se fosse andato al Partito democratico. Forse in un alleanza con il centrosinistra i consensi sarebbero stati la metà per l’ex magistrato (per confluire, l’altra metà, verso il M5S) ma almeno non si discuterebbe ora per una maggioranza effettiva alla Camera e di un “to close to call” – come sosteneva Alfano durante le ultime ore di lunedì – per dichiararsi vincitori almeno a Montecitorio. Insomma, tanti gli sbagli e grande la sorpresa di vedere il Cavaliere praticamente appollaiato sulla spalla del Pd con solo lo 0,4% di scarto. C’è poco da fare: l’Italia è il paese di Berlusconi, l’italietta che sovrasta ad ogni incontro alle urne l’altra parte del popolo che cerca da anni di liberarsi del suo “cancro”. Che si apra la Terza Repubblica con la disfatta effettiva della sinistra tra i due populismi made in Italy? O si può dire che anche la destra pidiellina sia stata infondo sconfitta (non nell’orgoglio, s’intende, di aver recuperato quasi il 20% di elettori, ma nella sua capacità di rinascere dalle ceneri) non essendo neanche essa il primo partito italiano, bensì il Movimento grillino? Che il velo si sia squarciato definitivamente e che gli italiani abbiano dato una definitiva svolta alla politica contro tutto e tutti (anche contro la maggior parte dei loro connazionali che si sono ostinati a votare tra i due poli del bipolarismo all’italiana)? Il Movimento 5 Stelle è sicuramente l’inaspettato che soggiunge (non tanto) inavvertitamente e festeggia: festeggiano i giovani che vi hanno aderito, festeggiano i pentiti pidiellini, i pentiti democratici, i delusi di destra e di sinistra; festeggiano gli incazzati per la crisi, gli anti-europeisti, qualche ex membro di Casa Pound, insomma: un po’ tutti. Un poco, però, che oscilla tra il 20% e il 30% in tutte le regioni d’Italia (salvo la Lombardia con il 17,4% e il Trentino-Alto Adige con il 15,1%). È troppo presto per poter dire come si risolveranno le cose, quali provvedimenti si prenderanno e quanto effettivamente poi cambierà “quella cosa sporca che continuiamo a chiamare democrazia”, come Gaber cantava. È sicuro però che l’unico vero vincitore è Beppe Grillo, con il suo populismo che differisce da quello pidiellino per quel barlume di sanità mentale che talvolta riaffiora e talvolta annega in un’ironia fine a se stessa. Il Movimento grillino ha strappato alla sinistra e alla destra i voti di persone che consapevolmente hanno scelto di voler rompere gli schemi. Il caro padre-padrone del Pdl dovrà gongolarsi un po’ meno quindi, poiché la sua vittoria fa perno – volendo usare parole d’azzardo – sull’ignoranza e non solo sulla pancia della gente: nessuna persona consapevole, infatti, afferma di aver rivotato Berlusconi, il quale deve di nuovo il suo successo all’incredibile disinformazione massmediatica che ha creato durante il suo ventennio di potere diffondendo un vuoto intellettuale in ampia parte della popolazione italiana. Ed è per questo che gruppetti di ragazzi anti-berlusconiani si organizzano per ampliare una consapevolezza inesistente in diverse maglie della società. Come un tale di nome “Renato Talpone & Friends”, il cui volantino (l’immagine in allegato in calce all’articolo) è arrivato nelle mani di chi scrive camminando tra le strade di Napoli. La rabbia di chi non si rassegna a vivere in un paese in cui esiste davvero chi vota Berlusconi potrebbe esplodere in un già teso clima dovuto alla crisi e al dissenso generale che c’è nei confronti della politica e in cui già rientra pure Grillo stesso, che quel sistema lo ha voluto combattere ed è cresciuto in esso proprio tramite la malattia delle istituzioni. Probabilmente perché Casaleggio è molto più furbo di quanto si creda, ed è consapevole che le cose si cambiano dall’interno e non dall’esterno delle stanze del potere. In qualsiasi caso è troppo presto per poter parlare e per gridare “a lupo, a lupo!” contro i grillini (anche se la storia insegna e non si prospettano fiori). Il futuro ci è ignoto. Il fatto, però, è che già ci inquieta. E nel frattempo lo stomaco ha smesso di brontolare, ma il resto del corpo è in preda a spasmi e ad una frenetica paura.
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