TRAMA: Cresciuti insieme in un villaggio nel sud della Russia sotto l’educazione all’onore e a una criminalità “onesta” del carismatico nonno Kuzya (John Malkovich), capoclan dei siberiani, ormai cresciuti Kolyma (Arnas Fedaravicius) e Gagarin (Vilius Tumalavicius), l’uno tatuatore, l’altro tossicodipendente affiliato ai criminali del Seme nero, vedono la loro amicizia e i loro ideali disgregarsi gradualmente, soprattutto quando nelle loro vite entra Xenya (Eleanor Tomlinson), ragazzetta graziosa e un po’ tocca, e nessuna regola va più rispettata.
GIUDIZIO: Nonostante la solita regia esperta, il primo film in lingua inglese di Gabriele Salvatores non sa ovviare ai buchi narrativi, psicologici e di caratterizzazione sparsi in una sceneggiatura confusionaria e superficiale che rende preponderante, senza tradurlo adeguatamente, il linguaggio letterario del bestseller di Nicolai Linin da cui è tratto: racconto autobiografico di formazione, dal 1985 al 1996, in una Russia che cambia volto, dalla caduta del muro di Berlino alla separazione dell’URSS. Saltando spazi temporali in un niente, si costruisce per accumulo di scene e situazioni che alla resa dei conti trasbordano. Poco, pochissimo arriva a livello emozionale da questa storia poco magnetica e calzante, se non lo studio del folklore russo e della sua criminalità, che scrive la propria biografia sulla propria pelle attraverso l’arte del tatuaggio. A parte questi costumi e la rituale sauna, gli echi al capolavoro di Cronenberg “La promessa dell’assassino” restano purtroppo solo echi, il resto scivola tutto verso l’oblio. Girato in Lituania, con il cast di attori esordienti locali (a eccezione di John Malkovich, Peter Stormare che fa il tatuatore Ink, e l’inglese Eleanor Tomlinson).
VOTO: 2,5/5
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