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“Buon compleanno Vittoria”: il mondo della danza ricorda Vittoria Ottolenghi

(c)2013 Maurizio De Nisi

(c)2013 Maurizio De Nisi

di Rosalba Ferrante

Vittoria Ottolenghi è stata la più grande critica, scrittrice e saggista di danza degli ultimi cinquant’anni. Si è spenta lo scorso 10 Dicembre e proprio ieri avrebbe compiuto 89 anni. Commemorare in questi casi non è mai il termine giusto da utilizzare, né tantomeno ciò di più giusto da fare, è indispensabile invece ricordare e far sì che la memoria arrivi il più lontano possibile. Ricordarla sinceramente attraverso il suo lavoro immenso (n.b. “immenso” in termini di splendore più che di mole) è ciò che ha infatti realizzato Gabriella Stazio, direttrice dell’Associazione Artistica “Movimento Danza”, in collaborazione con l’Anct (Associazione Nazionale dei Critici di Teatro) presieduta da Giulio Baffi, con l’aiuto della giornalista Raffaella Tramontano e con la partecipazione delle due figlie di Vittoria, Beatrice e Diana Corsini. Una giornata di confronto dunque per parlare di “danza bella e brutta” – così come diceva la Ottolenghi in quel suo modo semplice ma profondo – per onorarla così con le sue stesse parole, con le sue stesse vittorie. Una lunga scaletta di ospiti ha preso parte alla manifestazione, tenutasi presso il Caffè Letterario del Teatro Stabile di Napoli, tra i quali Vladimir Derevianko, Elsa Piperno, Anna Razzi, Vincenzo Capezzuto, Luciano Cannito, Roberta Bignardi, Francesco Canessa, Titta Fiore, Giuliana Gargiulo, Luca De Fusco, Alessio Buccafusca, Monica Ratti, Marilena Riccio, Marzia Falcon, Amalia Salzano. Numerosi anche i messaggi scritti per l’occasione da alcuni grandi nomi: Carla Fracci, Alberto Testa, Elisabetta Terabust, Adriana Borgonovo, Micha van Hoeche, Daniel Ezralow, Vittoria Cappelli, Enzo Celli, Silvia Poletti. Anche per questo Gabriella Stazio ha definito l’evento “un’ottolengata”, un evento rigoroso e allo stesso tempo irrazionale; tra i suoi numerosi ricordi resta impresso soprattutto quello legato allo spettacolo “Festa” del 1989 che “le due Vittorie”, Vittoria Cappelli e Vittoria Ottolenghi, produssero in collaborazione con la Rai a Piazza del Plebiscito. Sottolinea poi l’idea della “Capsula del Tempo”, “una scatola, una stanza, in cui si raccolgono ricordi e oggetti di una persona, in questo caso Vittoria, per poi lasciarli ai posteri, a chi li aprirà nel futuro”. Tutti coloro che sono intervenuti alla manifestazione hanno infatti portato un oggetto, una fotografia o un pensiero sulla Ottolenghi, da conservare in questo scrigno consegnato poi alla fine della giornata alle sue due figlie. Commovendosi, infine, la Stazio ricorda di come la giornata sia nata “da una promessa fatta quasi per scherzo: parlando con Vittoria, alcuni anni fa, mi disse ‘Verrò dimenticata come una vecchia ciabatta, nessuno mi ricorderà’. Ho mantenuto quella promessa dentro di me e questo è il mio modo per onorarla”.

Luciano Cannito e Francesco Canessa

Luciano Cannito e Francesco Canessa

Giulio Baffi ha voluto rievocare uno degli imperativi categorici di Vittoria, “dar spazio ai giovani, anche se sconosciuti, affinché possano crescere e diventare grandi”, aggiungendo la speranza che l’evento possa diventare un appuntamento fisso dedicato all’universo della danza. Raffaella Tramontano ha ricordato a sua volta di come la Ottolenghi insegnò ad un’intera generazione di giornalisti a “guardare la danza prima con lo sguardo curioso del pubblico e solo dopo con l’occhio del critico”. Roberta Bignardi, assistente personale di Vittoria, ha scelto di condividere le tre parole d’ordine della Ottolenghi: Amore, tra artisti e pubblico; Intelligenza, la dote più importante di un ballerino prima ancora del talento; Libertà, di pensare e soprattutto di poter cambiare opinione. Tanti altri intervengono, tra cui Luciano Cannito che ricorda di come venne “scoperto” da Vittoria quando ancora “non era nessuno”, Francesco Canessa che sottolinea invece quanto Vittoria fosse attenta ai problemi dei corpi di ballo, “fu la prima a proporre di trasformarli in un’unica Compagnia nazionale di danza”, e ancora Monica Ratti che ricorda l’hip-hop come una delle ultime passione abbracciate da Vittoria che, superati i 70 anni, sostenne il progetto “Roma Hip Hop Parade”. “Mamma – ricorda la figlia Daria a questo proposito – guardava con lo stesso rispetto e la stessa curiosità un ballerino di break dance della borgata e un étoile di un Teatro”.

(c)2013 Maurizio De Nisi

(c)2013 Maurizio De Nisi

Vittoria Ottolenghi raccontava di sé di aver visto il primo balletto all’età di 32 anni ed è strano pensare che non fosse mai stata una ballerina, perché dava l’impressione di provare la stessa fatica e di avere la stessa tenacia dei danzatori. Le sue critiche non erano mai scontate, né banali, amava la danza in tutte le sue espressioni, in tutti i suoi generi, senza alcuna distinzione. Era amica di Rudolf Nureyev, “un grande danzatore, un eccellente coreografo, ma soprattutto una persona straordinariamente intelligente: era il meglio perché era il più intelligente”. Ed oltre alle sue innumerevoli collaborazioni con giornali come “Il Mattino” “L’Espresso” “Il Resto del Carlino”  è stata la collaboratrice della sezione danza e teatro musicale de “Enciclopedia dello Spettacolo” di Silvio D’Amico. Ma soprattutto Vittoria è stata l’ideatrice geniale di “Maratona d’Estate” un programma che è andato in onda su Rai Uno per più di vent’anni e che ha fatto conoscere la danza a milioni di persone che prima ne ignoravano l’esistenza, perché, come scrisse lei stessa “prima la danza era un fatto d’élite, in Italia, ma dopo la Maratona almeno due milioni di italiani hanno acquisito il gusto ed il piacere di un’arte –la danza- specialmente adatta al nostro tempo, perché visuale, dinamica, internazionale”. Insomma, Vittoria, già cinquant’anni fa, aveva scoperto il lato più bello ed allo stesso tempo meno noto della danza, quello che la rende unica, indispensabile per chiunque: il suo essere di tutti, la sua universalità.
E questo è l’insegnamento più grande che ci ha lasciato.

Perché amo la danza? Perché è l’unica attività umana, oltre l’amore in alcuni casi non sempre così comuni, in cui l’uomo è lì tutto: fisico, mentale, sentimentale. L’amore e la danza, non ce n’è altri” (Vittoria Ottolenghi)

Vittoria Ottolenghi (1924-2012)

Vittoria Ottolenghi (1924-2012)