La Lis (Lingua dei Segni Italiana) è la lingua usata dalle persone sorde e udenti appartenente alla Comunità sorda Italiana.
Le persone nate sorde o che hanno perso l’udito entro i primi anni di vita non possono acquisire naturalmente la lingua parlata, come succede ai bambini udenti, e quindi diventano, secondo una terminologia ormai desueta, “sordomute”. Le persone sorde non sono mute a causa di problemi o disfunzione dell’apparato fono-articolatorio, cioè quell’apparato composto da cavità nasale, cavità orale, faringe, trachea, laringe e polmoni che permette la produzione dei suoni della lingua parlata, ma solo perché non sentendo non percepiscono i suoni vocali che compongono; probabilmente, fin dalla notte dei tempi, i primi due sordi che si sono incontrati, hanno spontaneamente adottato un sistema di comunicazione che sfruttasse la vista. La Lis è fondamentale per l’inserimento dei bambini sordi nella scuola ed è anche un valido supporto all’apprendimento della lingua parlata, ma non solo: permette alle persone sorde di accedere all’informazione (il Tg Lis è previsto dai palinsesti Rai), di avvicinarsi al mondo della cultura, di interagire con l’ambiente, di far conoscere agli altri il proprio pensiero. E’ uno strumento prezioso: confinarlo in una sorta di limbo legislativo (esiste di fatto, ma non di diritto) può essere molto pericoloso, tanto più in un paese come l’Italia. Dopo anni di dialogo e concertazione, nel 2009 è nato un disegno di legge, la proposta n. 4207 “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”. Approvato dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, nel Febbraio 2012 è passato alla Camera; da lì il nulla cosmico, e nel frattempo la vicenda ha creato una profonda spaccatura interna della comunità delle persone sorde in Italia: da un lato ci sono i “segnisti”, che utilizzano la LIS per esprimersi e la considerano come vera lingua di chi è sordo; dall’altro abbiamo gli “oralisti”, per i quali è importante l’apprendimento della lingua parlata e grazie ai progressi della medicina e della tecnologia, attraverso impianti cocleari, protesi acustiche e logopedia, puntano ad ottenere tale risultato.
E’ recente l’iniziativa di un gruppo di ragazzi sordi sotto i trenta anni, i quali hanno realizzato Radio Kaos ItaLis con l’intendo di creare un progetto radiofonico per promuovere l’integrazione tra sordi e utenti, dimostrando che le barriere all’integrazione possono essere superate. Nonostante ciò si è incappati in un muro apparentemente friabile, eppure non facile da abbattere: la Lingua dei Segni Italiana (LIS), non è ufficialmente riconosciuta nel nostro paese. Il suo riconoscimento come vera e propria lingua garantirebbe la libertà a un sordo di scegliere come comunicare ed integrarsi: un effettivo e illimitato accesso all’informazione, alla comunicazione, alla cultura, all’educazione, ai servizi, alla vita sociale, lavorativa e perfino ricreativa; un’equa rappresentazione politica e giuridica, l’accesso all’istruzione, la dignità. La campagna “#iosegno”, lanciata dall’emittente Radio Kaos ItaLis, ha ottenuto, in pochissimo tempo, un grandissimo numero di adesioni, ricevendo l’appoggio del presidente del Senato Pietro Grasso che soffermandosi con i ragazzi di Radio Kaos ItaLis e Change.org (sito dove è stato lanciato l’appello) ha dichiarato: “In un mondo in cui la comunicazione è importantissima” il mancato riconoscimento della lingua italiana dei segni “è un deficit della nostra democrazia”. “Sono – ha aggiunto Grasso – circa 9.600 le persone che utilizzano questa lingua, parte notevole della cittadinanza. C’è bisogno, dunque, di questa legge ma anche di tutto ciò che la tecnologia moderna può offrire per alleviare i problemi di chi è portatore di questa disabilità”. Sono ormai passati ben sette anni da quando la convenzione dell’Onu sui diritti delle persone con disabilità riconosceva la Lis promuovendone l’acquisizione e l’uso; il mancato riconoscimento ufficiale della Lis da parte dell’Italia rappresenta una grave inadempienza di questa Convenzione. Tale mancanza è ulteriormente sottolineata dal fatto che quarantaquattro sono i paesi che hanno adottato una lingua ufficiale dei segni, dagli Stati Uniti all’Iran, dalla Francia alla Cina. L’Italia, intanto, sta a guardare.