Nelle sale della sede campana dell’AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) al quarto piano del Palazzo Pandola, con la vista privilegiata di Piazza del Gesù e dell’Obelisco dell’Immacolata, si è svolta la conferenza stampa di presentazione della sesta edizione del Napoli Teatro Festival Italia 2013, che si svolgerà dal 4 al 23 giugno.
Festival teatrale di recente istituzione ma già divenuto tra i più importanti a livello nazionale e oltre – dalle parole di Luigi Grispello, presidente Agis Campania, che ha aperto la serie degli interventi – nonostante le criticità derivanti dalla crisi economica, dal crescente assottigliamento delle risorse messe a disposizione dagli enti pubblici (solo la Regione Campania è riuscita a mantenere gli stanziamenti, pur con problemi di erogazione), un sistema di ztl che tende a causare problemi di accessibilità alle strutture dello spettacolo, il peso della tassazione locale, rimane ancora una manifestazione di alto livello, con un grande richiamo internazionale, che aspira a mantenere, tentando contemporaneamente di esportare il teatro napoletano all’estero.
Nel successivo intervento, Caterina Miraglia, assessore alla cultura della giunta regionale della campania e presidente della Fondazione Campania dei Festival, ente organizzatore e gestore del NTFI, sono state messe in luce diverse peculiarità. Come il Festival riesca a riscoprire luoghi a torto messi in secondo piano, l’anno scorso con il parco del Pausilypon e la Grotta di Seiano e quest’anno con il Museo Ferroroviaro di Pietrarsa.
Come, per l’organizzazione della manifestazione, si metta in moto un meccanismo di “straordinaria collaborazione”, che coinvolge il mondo delle associazioni (la stessa AGIS), il mondo delle istituzioni universitarie, in un “sistema di rete” comprensivo di gran parte delle componenti sociali e un rapporto sinergico con i privati. Esemplare in questo senso l’esperienza del Napoli Fringe Festival dello scorso anno e l’attenzione alle realtà più difficili della società.
Lucio D’Alessandro, rettore del Suor Orsola Benincasa, ha messo in luce il valore della sinergia tra l’Università e il NTFI, con il rapporto di collaborazione per quanto riguarda la comunicazione tra la Scuola di Giornalismo e il Festival, che si risolverà con un numero di “Inchiostro” – il quindicinale della Scuola – che sarà interamente dedicato alla rassegna e sarà diretto da Luciano Giannini, giornalista de “Il Mattino”, e con la partnership ufficiale di R.U.N. Radio, che darà spazio a interventi e interviste in diretta. In più la stessa Università ospiterà alcune rappresentazioni.
L’intervento centrale, di presentazione della manifestazione, è stato quello di Luca De Fusco, direttore artistico della rassegna.
L’indirizzo scelto dal Festival quest’anno è quello di voler essere un “cantiere teatrale internazionale”. Infatti, quattro spettacoli saranno frutto dell’incontro di grandi maestri del teatro mondiale e il meglio delle energie umane e artistiche che la città sarà in grado di offrire: Peter Brook con la prima mondiale de “Lo Spopolatore” di Samuel Beckett, al Teatro Sannazzaro; Andrej Konchalovskij che dirigerà “La bisbetica domata” di William Shakespeare, al San Ferdinando; Alfredo Arias con “Circo Equestre Sgueglia” di Raffaele Viviani; “Antonio e Cleopatra”, diretta dallo stesso De Fusco, con musiche di Ran Bagno, in scena al Mercadante.
Per avvicinare sempre di più i giovani al teatro, è stata avviata un’importante collaborazione con le Università e alcuni Istituti Superiori di Napoli. Infatti, i lavori e le prove teatrali saranno aperte agli studenti, i quali le seguiranno fino allo spettacolo finito, e saranno chiamati a scriverne la recensione, che concorrerà al concorso “Critico per un giorno” e sarà valutata da una giuria di critici, con la premiazione dei dieci migliori scritti.
L’“altra metà del cielo” è ben rappresentata al Festival, con diversi spettacoli che ripropongono grandi protagoniste femminili della letteratura, come Caterina de “La Bisbetica Domata”, Cleopatra, Lolita di Nabokov.
Altro accento che De Fusco ha voluto mettere è quello della danza, arte scenica che ha avuto poche attenzioni da parte dei cartelloni negli ultimi anni, a fronte di una prevalenza del teatro in prosa, e che quindi ha sofferto di una “domanda atrofizzata” a Napoli. Non a caso, è “Don Quichotte du Trocadéro”, con la coreografia del francese José Montalvo, a introdurre il festival; ispirata alla vita e all’universo creativo de “Il Padiglione d’oro”, la coreografia/ installazione “Mishima” ideata dal brasiliano Ismael Ivo; i vent’anni di attività della compagnia israeliana Vertigo Dance Company vengono festeggiati con la creazione “Vertigo 20”, con la coreografia e la direzione di Noa Wertheim; “Précipitations” segna il ritorno di Paco Décina, napoletano di nascita, ma francese di adozione.
Ad aprire lo spazio di Pietrarsa sarà il “Teatro dei Sensi – Rosa Pristina”, vincitore del Fringe2Fringe 2912, che presenterà CentoPorte, con la regia di Susanna Poole; l’incontro/scontro tra il cubano Capablanca (il “re bianco” degli scacchi) e il russo Alekhine (il “re nero”) è la storia raccontata da “Il Gioco dei re” di Luca Viganò; Valeria Raimondi e Enrico Castellano firmano la regia di “Lolita” di Nabokov.
Davide Iodice dirigerà il laboratorio “Che senso ha se solo tu ti salvi”, ispirato a “Le Sette opere di misericordia” di Caravaggio, finalizzato alla formazione del gruppo artistico che prenderà parte a uno spettacolo nel 2014.
Il progetto “Arrevuoto – Viviani!”, con la direzione artistica di Maurizio Braucci, l’incontro tra adolescenti rom e napoletani e i giovani musicisti del Sulukule Children Arts Atelier e la messa in scena di un lavoro ispirato all’opera “Zingari” di Raffaele Viviani concluderà il Festival.
Parallelamente, è prevista la nuova edizione di E45 Napoli Fringe Festival, che si ispira ai modelli del primo Fringe nato a Edinburgo nel 1947 e che offre la possibilità a compagnie indipendenti e di recente formazione la possibilità di presentare il proprio lavoro e di saltare così all’attenzione della critica e degli operatori del settori. La fondazione Campania dei Festival, con la collaborazione di Interno 5, metterà a disposizione delle trenta giovani compagnie selezionate, gli spazi e i teatri, oltre al personale, la promozione e la corresponsione del 100% dell’incasso delle repliche. Gli spettacoli nell’ambito del festival, che prende il nome dall’autostrada europea Gela-Karesuvanto, si terranno al Suor Orsola Benincasa, il Tunnel Borbonico, il Muse MADRe, la sala Assoli, il ridotto Mercadante, la cappella SanSevero, la Galleria Toledo e il Teatro Sannazzaro.
Per De Fusco, tra i caratteri che si appresta a assumere il Festival, oltre a quello di grande vetrina internazionale del teatro e della danza e di cantiere d’arte teatrale, è quello della mescolanza, la cosidetta “felice Babele”, in cui, soprattutto nelle opere “in progress”, verranno a incontrarsi, scontrarsi e infine mescolarsi le scuole nazionali dei registi internazionali con la scuola napoletana e italiana. La curiosità sarà nello scoprire come si combinerà la scuola russa di Konchalovskij, l’istinto argentino di Arias con la tradizione di Viviani, con il sentire di Ismael Ivo e danzatori napoletani. Altro carattere è una grande presenza della Francia e della cultura africana, oltre a i teatri stabili di Genova, Bologna, Prato, il Teatro di Roma e naturalmente le produzioni napoletane.
Pur uscendo ridimensionato dall’anno passato,con un budget passato dagli oltre 5 milioni di euro ai 4 milioni di questo anno, con un bipartizione degli eventi, maggio-giugno e settembre, non più possibile, con la sola previsione del Premio “Le Maschere del Teatro Italiano”, il Napoli Teatro Festival Italia non rinuncia alle sue ambizioni internazionali. Anzi si può dire si stia reinventando, con un’attenzione più alla qualità che alla quantità.