di Lisa Davide
Dopo l’incendio di Città della Scienza, Bagnoli subisce un altro dolorosissimo colpo: il sequestro di tutta l’area dell’ex-Italsider e dell’ex–Eternit di Bagnoli e la conseguente chiusura di Bancarotta, centro sociale nato meno di un anno fa negli spazi che una volta occupava il Banco di Napoli. Bancarotta, questo il nome dell’unico spazio sociale concesso (per sola iniziativa di un gruppo di giovani) alla popolazione di Bagnoli, che ne ha fatto il luogo di tante iniziative per tutto il comune (concerti, mercatino biologico, ecc). Da meno di un mese, però, questo nome è finito mescolato nelle parole della vicenda di malaffare di “Bagnoli Futura”, la società di trasformazione urbana che dal 2002 ha gestito la bonifica dei territori del quartiere della città che fino al 1991 ha ospitato l’Italsider. Tuttavia, nei primi giorni di Aprile, la Procura di Napoli sequestra l’aerea accusando ventuno dirigenti di “Bagnoli Futura” e di altri enti locali, tra i quali anche due ex sindaci del capoluogo campano, Sabatino Santangelo e Rocco Papa. L’accusa è di disastro ambientale. Stando ai verbali della Procura, la società napoletana avrebbe, infatti, soltanto aggravato la già sfavorevole situazione del territorio di Bagnoli. Il gip ha sentenziato che saranno stabiliti dei precisi interventi finalizzati alla messa in sicurezza dell’area. Pur condividendo questa decisione, i ragazzi di Bancarotta si chiedono come mai anche il loro edificio sia stato posto sotto sequestro. È fortemente in dubbio, infatti, che anche la zona del laboratorio sociale possa essere inquinata, visto che lì l’Italsider non ha mai avuto capannoni in cui si lavorava con materiali tossici. La popolazione di Bagnoli ed i giovani di Bancarotta chiedono ora alle istituzioni di fare luce su questo aspetto della vicenda che vede coinvolta “Bagnoli Futura”. Chiedono che sia possibile riprendere le attività sociali per un quartiere distrutto ma che ha il diritto di sperare in un futuro degno del ventunesimo secolo. In un momento così buio per la politica italiana, Bancarotta rappresenta un segnale di speranza. Le sue attività, autofinanziate, sono state sempre aperte a tutti coloro che vi volessero aderire e hanno dato spazio di esprimersi a tanti piccoli e medi musicisti campani, facendo crescere la voglia di credere in un mondo di solidarietà. Le istituzioni, adesso, non devono dimenticare tutto questo ma devono cercare di restituire al laboratorio di Bancarotta, se non lo stesso luogo “per gravissimi motivi che ledono il diritto alla salute” almeno la dignità d’esistenza ad un nuovo centro sociale per una Bagnoli che per anni si è affidata allo Stato.