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Concerto di piazza San Giovanni: quando la musica è un’arma di rivoluzione

(c)2013 Matteo Reccia

(c)2013 Matteo Reccia

di Giacomo Palombino

Il “concertone” del primo Maggio di piazza San Giovanni è ormai divenuto un evento artistico di una certa rilevanza. Non è un palco come gli altri, non è una piazza come tante: è un luogo, un simbolo, che per più motivi merita l’attenzione di tutti.
Volendo riassumere la funzione che svolge questo concerto, basta usare una parola: condivisione. Si deve però ricorrere alla giusta cautela in relazione alle polemiche suscitate quest’anno dalla provocazione del cantante dei Management del dolore post-operatorio, il quale ha esposto un profilattico pronunciando la formula della benedizione eucaristica e si è poi denudato: non si vuole qui dare l’impressione di un commento conservatore, ma è da ritenersi che la manifestazione di un’idea di libertà possa avvenire in modo tale da rispettare anche il libero pensiero degli altri, senza scadere in un banale esibizionismo.
A prescindere da questo, la condivisione di cui sopra riguarda quei valori semplici, chiari, sani, che ogni anno, puntualmente, ritrovano nella giornata del primo Maggio una cornice che è sempre la stessa: cambiano gli artisti, cambiano i conduttori, cambiano anche le condizioni atmosferiche (quest’anno la pioggia ha avuto il sopravvento), ma i volti delle persone, la schiettezza dei temi trattati, la volontà di sentirsi tutti più vicini e più amici per quelle ore all’insegna della musica, e non solo, sono sempre gli stessi.

Il tema di quest’anno è stato “La musica per il nuovo mondo – Spazi, radici, frontiere”. La conduzione è stata affidata a Geppi Cucciari. Quello che è venuto a mancare, in realtà, è stata proprio la presenza di un nome importante: attenzione, Elio e Le Storie tese, Max Gazzè, Marta sui Tubi, la band composta da musicisti italiani che hanno reinterpretato pezzi storici della cantautorato nostrano, non sono certo gente qualunque. Ma un grande nome, probabilmente, è mancato, uno su tutti, uno che più di altri richiama l’attenzione: sicuramente, non poteva essere quello di Fabri Fibra, che, oltre i commenti negativi che ha ricevuto da parte di quelli che non lo hanno voluto, forse non è il viso più adatto al pubblico del concertone. A chiudere è però un’artista che, con la sua interessante musicalità e con la simpatia dei suoi gesti, piace, si lascia ascoltare, e diverte: parliamo di Vinicio Capossela.

Giusti i riferimenti provenienti dal palco ad altre due città protagoniste del Primo Maggio, in negativo, di vicende spiacevoli, e, in positivo, di altri eventi musicali portatori di speranza e allegria: Napoli, la prima, che da poco ha visto scomparire dietro le fiamme quel gioiello che era la Città della Scienza, e Taranto, la seconda, al centro della cronaca degli ultimi tempi per le questioni legate all’ILVA.
Un primo Maggio ricco di motivi per esaltare la cultura ed incentivare l’incontro fra giovani e meno giovani, fra chi lavora e chi un lavoro lo sta ancora cercando, tutti mossi dalla musica. L’unica vera arma di rivoluzione.