di Marco Chiappetta
CANNES – La sezione del Festival di Cannes Un certain regard, destinata ad autori emergenti o con uno sguardo nuovo sul mondo, regala spesso nuovi talenti, o conferme di talenti. Succede con una regista stagionata come Sofia Coppola che ritrova la sua strada dopo le mezze sbandate di “Marie Antoinette” e “Somewhere”, pur elogiate e premiate dalla critica, ma ben lontane dall’exploit, esaltato con l’Oscar, di “Lost in Translation”. Come sempre, il suo film è una storia di gioventù bruciata, perduta: la perdizione è quella dei giovani ricchi che hanno tutto e quindi non hanno niente, colmando il vuoto in una continua sinfonia edonista, ora tossica ora criminale. Ispirandosi a un fatto di cronaca recente – il caso dei teenager rapinatori seriali delle star di Hollywood (tra cui Paris Hilton, Orlando Bloom, Linsday Lohan) scoperti grazie alle loro ostentazioni su Facebook –, la Coppola fa un film piacevole con peccati di indulgenza, su questa generazione X, dominata dalle tecnologie e dalle frivolezze, quando non dalla cocaina e dall’alcolismo, che sfoga il suo nulla rubando alle star che invidiano. La degenerazione di questa gioventù, tra eccessi e idiozie, è vista ancora con un certo affetto pietoso per diventare un vero e proprio atto d’accusa: così che se si segue divertiti questo film con l’andatura da commedia, il distacco che l’autrice ha creato rende impossibile ogni giudizio e partecipazione, finanche una contraddizione drammatica sincera. Di questi ragazzi borghesi, patetici figli di papà, da loro abbandonati, cresciuti nel culto del benessere, soli in case enormi, sognanti il mondo della tv e delle celebrità, e loro stessi divi narcisi sul social network, seguaci tragici del consumismo, schiavi dell’iPhone e dell’apparire, seguiamo con grazia e talvolta molta ripetitività le gesta criminali, il crescendo di degrado, la condanna senza redenzione. Manca al film una maturità e un piglio decisivo nel dare una prospettiva, col rischio di giustificare personaggi abietti e frivoli quasi fossero simpatici anti-eroi di un mondo già marcio: eppure alcune trovate di regia e il ritmo andantino non permettono di lamentarsi troppo. Forse nessun film oggi ha mostrato meglio la gioventù del duemila. In sala, chi sbuffa è solo Paris Hilton: il suo nome non è distrutto, ma anche lei voleva più visibilità.