di Marco Chiappetta
TRAMA: Alla morte del marito, l’algida vedova Evelyn Stoker (Nicole Kidman) accoglie in casa sua il cognato Charles (Matthew Goode), misterioso e affascinante giramondo, di cui nulla si era mai saputo prima, e se ne lascia subito sedurre, mentre la figlia India (Mia Wasikowska), adolescente difficile e introversa, soffre la sua presenza molesta e fiuta il male che si nasconde dietro la sua apparenza brillante. Le tensioni, sessuali e violente, di questo perverso triangolo familiare sono destinate a esplodere all’improvviso.
GIUDIZIO: Il primo film americano di Park Chan-Wook, il celebrato autore della trilogia della vendetta (“Mr. Vendetta”, “Oldboy”, “Lady Vendetta”), conferma pur nelle difficoltà di un cinema diverso, codificato e popolare, che molti autori stranieri ha distrutto e spersonalizzato, il suo straordinario talento visivo, a suo agio con una storia di sangue, perversione e famiglie spezzate. La produzione americana permette virtuosismi stilistici e grafici davvero notevoli per un thriller insolito e curioso di atmosfere, colpi di scena e tensioni, cui la bella fotografia del solito Chung-hoon Chung e la conturbante colonna sonora di Clint Mansell (non a caso il compositore di Darren Aronofsky) contribuiscono in modo eccellente. Il cambio valuta del dollaro non è sfavorevole al grande regista coreano, che pur adattando una sceneggiatura di terzi (Wenthworth Miller), ricostruisce un suo piccolo mondo perverso nella tranquilla campagna del Tennessee, creando come sempre il mistero attorno ai personaggi e manipolando l’occhio e l’attenzione dello spettatore con un gioco di suspense che a seconda dei casi ritarda, anticipa o fonde i tempi delle esplosioni di violenza. In questo meccanismo, Park Chan-Wook ha fatto sua la lezione di Hitchcock, che si ritrova anche in una certa scenografia del terrore (scale, docce, opprimenti interni domestici, telefoni) e in un’iconografia tematica di mistero, perversione, voyeurismo, feticismo, famiglie corrotte, conflitti morbosi, antichi traumi: lungi dall’essere uno sfacciato pastiche manierista (come in Brian De Palma), il genio di Hitchcock è omaggiato come un modello di argilla da plasmare infinite volte. Senza mai, tuttavia, eguagliarlo.
VOTO: 3/5