di Gennaro Di Domenico
“Killer Silenziosi – L’impatto sanitario delle centrali a carbone europee”. E’ questo il titolo del rapporto stilato da Greenpeace, l’organizzazione globale indipendente che da ormai quarant’anni è attiva nel promuovere campagne di sensibilizzazione e salvaguardia dell’ambiente, in merito all’impatto sanitario provocato dalle centrali a carbone in Europa. Le centrali a carbone rappresentano una tra le più pericolose fonti di emissione di inquinanti atmosferici, tanto a livello europeo quanto globale. In base al modello EcoSense sviluppato dall’Istituto per l’Economia Energetica dell’Università di Stoccarda (IER), basato sul programma di ricerca NEEDS (New Energy Externalities Development for Sustainability), le circa 300 centrali a carbone funzionanti in Europacproducono 1/4 dell’energia elettrica consumata nell’UE, emettono il 70% degli ossidi di zolfo e più del 40% degli ossidi di azoto provenienti dal settore elettrico; il 50% circa di tutte le emissioni industriali di mercurio, 1/3 di quelle di arsenico e 1/4 delle emissioni europee di CO2. Secondo i dati condotti dallo IER dell’Università di Stoccarda, si stima che nel 2010, su base europea, l’inquinamento da carbone abbia causato 22 mila casi di morte prematura, equivalenti a 240 mila anni di vita persi; nello stesso anno, patologie e problemi di salute derivanti dall’esposizione agli inquinanti scaturiti dalla combustione del carbone sono state la causa di 5 milioni di giornate lavorative perse. In Polonia, Romania, Bulgaria e Repubblica Ceca il carbone miete tante vittime quante ne mietono gli incidenti stradali; e anche in Germania e nel Regno Unito l’entità delle vittime di questi due fattori di rischio è dello stesso ordine di grandezza. Le aziende con i peggiori primati, in termini di danni sanitari causati dalla loro produzione a carbone, sono PGE (Polonia), RWE (Germania), Vattenfall (Svezia) e PPC (Grecia). La multinazionale italiana ENEL è la quinta peggiore azienda per impatti sanitari a livello europeo, tenendo conto nella sua produzione complessiva a carbone anche il dato della Slovenskè Elektràme, che ENEL controlla per il 66%. Nonostante i progressi tecnologici e la sorprendente crescita delle fonti rinnovabili in Europa, molte aziende elettriche restano saldamente ancorate al passato, tanto che l’industria del carbone lavora per realizzare oltre 50 progetti, di cui 15 centrali sono attualmente in costruzione e 37 in fase di progettazione. La costruzione di nuove centrali a carbone aggiungerebbe un ulteriore fardello al pesante tributo che l’Europa già paga e che nei prossimi decenni vincolerebbe lo sviluppo industriale a una fonte fossile sporca, inefficiente e nociva per la salute, il clima e l’economia. Se queste centrali entrassero in funzione, l’impatto sanitario equivarrebbe (su base annua) a ulteriori 32 mila anni di vita persi: circa 1,3 milioni di anni di vita persi in 40 anni, l’arco di tempo che definisce il ciclo di vita intero di una centrale dal momento dell’entrata in funzione a quello della dismissione; queste centrali, inoltre, emetterebbero un quantitativo aggiuntivo di CO2 equivalente circa a tutte le emissioni della Spagna, incrementando le emissioni dell’UE del 7%.
Nonostante gli enormi danni che il carbone arreca alle nostre vite e alle nostre economie, molti governi non solo sponsorizzano la costruzione di nuove centrali, ma si stanno attrezzando per cercare di “proteggere” quelle esistenti dall’entrata in funzione di nuove normative sull’inquinamento, che potrebbero causarne la chiusura. Ciononostante, sia i governi che le aziende elettriche hanno la possibilità di scegliere. La sorprendente crescita delle fonti rinnovabili conferma che il fabbisogno di elettricità può essere soddisfatto senza la costruzione di nuove centrali a carbone. Dal 2009 a oggi, le rinnovabili, principalmente solare ed eolico, hanno rappresentato più della metà della nuova produzione elettrica in Europa; nel 2011 dal vento sono stati prodotti 179 terawattora di elettricità, più dei consumi elettrici dell’intera Polonia. Nel 2012 si è raggiunto un nuovo record di installazione di potenza eolica: 12 gigawatt, capace di produrre tanto quanto quattro nuove grandi centrali a carbone; anche in Italia le rinnovabili forniscono un contributo importante alla produzione elettrica: tra il 2009 e il 2012, sono stati installati 50 gigawatt di solare, pari all’incirca al consumo tale di Repubblica Ceca o Australia. In particolare, nel periodo Gennaio-Maggio 2013 eolico e fotovoltaico hanno coperto il 12% della richiesta elettrica, e nel Maggio scorso le rinnovabili hanno fornito nel loro complesso il 43% dell’elettricità richiesta.