di Marco Chiappetta
TRAMA: Durante una missione mafiosa, il sicario palermitano Salvo Mancuso (Saleh Bakri) risparmia la vita a Rita (Sara Serraiocco), sorella cieca di una delle vittime, e la protegge al sicuro dai suoi feroci capi, stabilendo con lei un singolare rapporto di complicità e affetto.
GIUDIZIO: Film d’esordio di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, che hanno penato cinque anni per realizzarlo (grazie all’aiuto indispensabile dei francesi e alla produzione di Arte, per un totale di un milione di euro), e premiato alla Semaine de la Critique di Cannes – la competizione parallela per film di nicchia, primi film, “cinema dello sguardo” – è un piccolo film indipendente, quasi muto e molto dilatato, visivamente notevole per l’asciuttezza composta dello stile, ma anche sonoramente, dato che si parla di cecità (anche morale), e quindi il suono delle onde, gli spari, i rumori della violenza fuori campo ne compongono il tessuto, la soggettiva della protagonista. Oltre ciò, però, poco e niente: la classica storia del criminale rabbonito da una donna innocente e disposto a tutto per salvarla non offre nuovi spunti e nuove idee. La sua piattezza, emula di un certo tipo di cinema detto d’autore, non aiuta né la riflessione né l’emozione. E il presunto romanticismo del delinquente buono dentro, uomo malvagio perché malvagia è la società, è ormai superato, ipocrita e mellifluo.
VOTO: 2,5/5