di Antonio Emanuele Ricci
“E’ un femminicidio quello che si sta registrando in Italia nel 2013”. Così il Presidente della Camera Laura Boldrini durante un convegno a Milano ha definito la violenza sulle donne perpetrata in Italia, aggiungendo che già sessanta donne, dall’inizio dell’anno a oggi, sono state uccise, ricordando in particolar modo quanto accaduto alla sedicenne Fabiana Luzzi che alla fine di maggio, in Calabria, è stata bruciata viva. Tali dichiarazioni non fanno altro che confermare un fenomeno di più vasta portata mondiale. A seguito del primo studio sistematico sulla violenza sulle donne, svolto dall’OMS, l’Organizzatore Mondiale della Sanità, è risultato infatti che la violenza fisica o sessuale sulle donne colpisce più di un terzo delle donne nel mondo, di qualsiasi età e provenienza sociale. Il vice Direttore generale dell’Oms, Flavia Bustero, dati alla mano, ha parlato di statistiche scioccanti. E’ l’Africa a detenere l’amaro primato con il 45,6% delle violenze, cui segue il Sud-est Asiatico col 40,2%, il Mediterraneo orientale con il 36,4%, l’America (Nord e Sud) col 36,1%, l’Europa (Russia e Asia centrale incluse) col 27,2%, e infine il Pacifico Occidentale col 27,9. E’ emerso, inoltre, che il 38% delle donne uccise sono morte per opera dei loro partner tra le mura domestiche (a detenere tale primato sono i Paesi del Sud- Est Asiatico) e il 42% che ha subito una violenza fisica o sessuale ha riportato delle ferite. Oltre alla gravità del fenomeno, a far preoccupare sono le conseguenze sulla salute pubblica che la situazione rischia di provocare. Le donne che hanno subito una violenza, infatti, hanno una probabilità molto alta di ammalarsi di depressione, così come di cedere all’abuso di alcool. Senza considerare i rischi di contrarre malattie sessualmente trasmissibili e i rischi di avere un bambino sottopeso alla nascita. In Italia, dove dal 2000 al 2011 si sono compiuti ben 2061 omicidi di questo genere, un passo avanti istituzionale sembra essere stato compiuto con l’approvazione del ddl contro ogni forma di violenze sulle donne passato con votazione unanime al Senato nel mese di Giugno. Si tratta della ratifica del trattato di Istanbul su “prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, siglato in Turchia l’11 maggio 2011. Con il via libera di Palazzo Madama, l’Italia è il quinto Paese ad aver accolto la norma nell’Ordinamento Nazionale. Affinché tale Convenzione possa entrare in vigore, però, sarà necessaria la ratifica di dieci Paesi di cui almeno otto membri del Consiglio Europeo. Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha dichiarato che “adesso è prioritario proseguire nell’azione di sensibilizzazione verso i nostri partner affinché ratifichino al più presto la Convenzione e ne permetta la rapida entrata in vigore ”. In un periodo di forti tensioni politiche e sociali di portata mondiale, la Convenzione sarebbe il primo strumento Internazionale giuridicamente vincolante che creerebbe un completo quadro giuridico per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza.