di Lisa Davide
Molto spesso chi parla dei poeti e delle loro storie cade in un errore gravissimo: crede che più opere abbia pubblicato un poeta, più egli sia importante. Non è così. La poesia, come le altre forme di arte, si evolve attraverso piccole e grandi rivoluzioni. Alcune di queste ultime sono sovente apparentemente piccole, insignificanti, e nella loro pallida importanza si perde infine la storia del poeta, in modo che nel giro di un secolo, al massimo un secolo e mezzo, il nome del poeta sia sconosciuto non solo alle masse, ma anche agl’occhi di importanti studiosi. Forse questo è proprio il caso di Matti Aikio, poeta norvegese nato a Karasjok il 18 febbraio 1872. Egli fu ufficialmente il primo poeta e scrittore sami. La sua prima opera apparve nel 1906 e si intitolava “Kong Akab”; questa può essere considerata la prima testimonianza di poesia sami, più comunemente ed erroneamente definita lappone. L’idea di scrivere in questa singolare è paragonabile al primo passo verso il riconoscimento dell’identità culturale dei Sami. Essi, infatti, per tutto il ‘900 ed ancora oggi si battono per l’indipendenza politica in ragione delle loro caratteristiche culturali. Aikio sembrò subito essere cosciente del programma politico-culturale del suo popolo, tanto che continuò a pubblicare raccolte di poesie in questa lingua. La seconda opera, “I Dyreskind“ apparve subito dopo la prima, addirittura nello stesso 1906. A questa sono seguite poi “Ginunga-gap” (1907), “Hyrdernes kapel”(1908), “ Under blinkfyret” (1918), “Bygden paa elvenesset”(1929). Quasi nessuno di queste opere è tradotta interamente in italiano e anche della biografia dell’autore non si hanno molte notizie, ciò a testimoniare che la figura di Mathis Isaksen (vero nome di Aikio) non è considerata fondamentale per lo studio della storia della poesia. Oggi, nel giorno in cui ricorre l’anniversario della morte del poeta, tuttavia, si omaggia il coraggio di questo poeta che riconobbe la forza dell’identità di una millenaria cultura, in una piccola comunità di persone. Bisogna infatti rendersi conto che la scelta di appoggiare una rivoluzione politica e culturale attraverso la poesia è un’idea straordinariamente affascinante che dovrebbe essere d’esempio soprattutto alle donne e agl’uomini di questi decenni, che continuano troppo spesso a preferire le guerre e le loro stragi alla potenza della cultura e della poesia.
Matti Aikio muore nella sua città natale il 25 luglio 1929.