di Gennaro Di Domenico
La musica non è assolutamente un prodotto preconfezionato ma nasce in situazioni imprevedibili: un incontro casuale sui banchi di scuola, davanti a una pizza, durante un’uscita tra amici, sulla rete; cresce in luoghi occasionali come uno scantinato, un garage, una soffitta. Eppure, subito cerca, come l’ossigeno, un pubblico e uno spazio per mettersi in scena, magari davanti a pochi amici o parenti durante una festa, un matrimonio, una serata in un locale. Oggi in Italia, però, fare musica dal vivo è sempre più difficile. Un groviglio di permessi, licenze, autorizzazioni rende oneroso e complicato organizzare momenti di ascolto live, sia per chi la musica la fa che per chi la ospita. I cospicui costi dei diritti SIAE, infatti, sono in costante rialzo, andando di pari passo con l’andamento dell’Istat, attestatosi al 3,1%; ciò ha scaturito che la riproduzione di musica in un locale, nel 2013 costerà l’1,5% in più rispetto allo scorso anno. Inoltre, chi diffonde musica registrata nel proprio locale, oltre ai diritti SIAE, dovrà pagare anche una tassa alla SCF (Società Consortile Fonografici): sia nel caso di colonne sonore create direttamente dal gestore con cd o mp3, sia nel caso della semplice diffusione di programmi radio e/o tv; in quest’ultimo caso, è dovuto anche il Canone Speciale Rai. Sembra profilarsi, così, una condizione inaccettabile per quei piccoli locali che vorrebbero sostenere la creazione di spazi di musica. Da questa situazione muove la petizione di Stefano Boeri, lanciata sul sito Change.org, rivolta all’attenzione del Ministro della cultura italiana Massimo Bray, in merito alla creazione di una nuova legge che tuteli la musica dal vivo in Italia. Nel testo della petizione, Boeri si rivolge al ministro Bray ritenendo che una legge italiana sulla musica dal vivo sia oggi cruciale, una legge che, in accordo con la SIAE e l’ex ENPALS (due oneri fissi per qualsiasi pubblico spettacolo), annulli le procedure burocratiche e i permessi per i locali – di qualsiasi tipo – che ospitano chi si esibisce dal vivo. “Ci serve una normativa che stabilisca delle regole ragionevoli, come l’autocertificazione in rete degli spettacoli, una soglia massima di spettatori, orari condivisi per la musica su tutto il territorio nazionale; regole valide per tutti: gestori, artisti, fruitori, residenti”, afferma l’architetto milanese. Tuttavia, se in Italia la battaglia inizia ora, i primi cambiamenti sono realmente in Inghilterra. Il Regno Unito, infatti, attraverso una legge approvata in Parlamento il 1 Ottobre dello scorso anno, si prepara all’ennesima rivoluzione in campo musicale. Il “Live Music Art”, voluto dal deputato Don Foster, liberalizza gli eventi di musica dal vivo con meno di 200 spettatori entro le ore 23, e incentiva le formazioni che si esibiscono “in acustico”; una legge che ha già cambiato il panorama musicale delle città inglesi e che ha avuto in Italia una fortissima eco mediatica. La relazione che vede un maggior volume di affari dove c’è più musica dal vivo ha attecchito così in una nazione come l’Inghilterra che fa della musica un marchio d’esportazione. Un marchio sostenuto dalla classe politica inglese all’indomani di numerosissime chiusure di pub e locali perchè colti senza autorizzazione per la musica live, o proprio perchè non venivano piu’ frequentati in assenza di musica. Il “Live Music Act” prevede per ogni proprietario un Music Kit con delle istruzioni ben precise su come muoversi e cosa fare. In piu’ si auspica una sana politica concorrenziale anche nell’offerta musicale, favorendo le band emergenti e fornendo anche al pubblico un’ampia scelta: il tutto a costo zero per il gestore del pub. In Italia il dibattito è immobile, sia per i locali, sia per la musica e per le piccole autoproduzioni che stentano a farsi strada e ad avere i giusti spazi. Troppa burocrazia, troppe carte, poca attenzione alle esigenze dei cittadini paralizzano la riflessione su dibattiti sterili (si vedano i limiti massimi di decibel concessi negli stadi durante i concerti o le discussioni sulle piazze a pagamento). Eppure, l’orizzonte non sembra così nero: il Ministro Bray ha presieduto per anni uno dei più grandi eventi live europei, la Notte della Taranta di Melpignano, e nessuno come lui è in grado di comprendere le dinamiche per una legge italiana sulla musica. La missione lanciata da Boeri potrebbe muovere il primo passo di una strada ancora lunga.