Incontrare Tommaso Primo in una città come Napoli, dove ciò che esiste di buono viene troppo spesso nascosto dalle voci di coloro che preferiscono vedere costantemente mezzo vuoto un bicchiere ricolmo di speranze, trasmette una bella sensazione, un buon presentimento; si tratta forse di gioia, come quella cantata dal giovane cantautore nel primo brano dell’album “Posillipo interno 3”. Una gioia che permette di scoprire che nei quartieri degli aperitivi, davanti ai bar e ai locali alimentati dalla voglia di apparire, “mondo separato con un muro da altre realtà contrastanti” come Tommaso ricorda, esiste una miccia che si sta accedendo, che sta per far scoppiare qualcosa di nuovo. Una rivoluzione, un cambiamento, una svolta, che secondo l’artista sono fenomeni che la capitale partenopea non ha ancora vissuto pienamente. In effetti, ciò che più colpisce parlando con Tommaso è che, ad ogni domanda sul disco, sulla sua musica, si finisce sempre con il parlare di Napoli: ogni riferimento delle sue canzoni non è puramente casuale, ogni personaggio, ogni volto che viene rappresentato ha un significato e forse uno scopo, come quello del “genio analfabeta”, protagonista di “Addore”. Spiega Tommaso che la musica non deve essere proposta e praticata con egoismo, con indifferenza, ma deve risultare per lo straordinario mezzo comunicativo che costituisce. Il disco riesce infatti a rappresentare questa visione artistica, con il suo interesse alla realtà napoletana e una sua critica all’atteggiamento della classe borghese; così come altrettanto significativa è la collaborazione con Ismael (feat. in “Gioia”), cantante senegalese, a dimostrazione dell’apertura di Tommaso verso mondi solo apparentemente diversi da quello che viviamo quotidianamente.
Sono tanti i nomi che emergono tra le persone che hanno contribuito alla realizzazione del progetto: fra questi, su tutti, Oscar Montalbano, che ha curato con il cantautore gli arrangiamenti dei brani, nei quali si rintraccia un incontro di sonorità napoletana, brasiliana e africana, tutto impreziosito dalla scelta dell’”accordatura scientifica” a 432 HZ (“il suono della natura”, come sottolinea Tommaso). Ma tra i musicisti, oltre alle chitarre di Montalbano, Lello Settembre ai flauti, Rino Saggio al sax, Ciro Iovine alle batterie, Stefano Urgo al basso, Bruno Bavota alle tastiere, Claudia Nicolosi ai violini e Lorenzo Manna alle percussioni. Interessante, poi, il contributo di Roberto Amato, che ha realizzato una sequenza di vignette che raccontano, attraverso le illustrazioni del libretto, le canzoni del disco. Fondamentale, infine, l’intervento di Gianluigi Manzo, che con la sua “Tippin’ the Velvet” ha curato la distribuzione digitale.
“Posillipo Interno 3” è un album che cattura con le sue storie la curiosità dell’ascoltatore, il quale, in qualche modo sentendosi anche lui protagonista di quel mondo, di quegli scenari, non può fare altro che vedere come prosegue questa storia, questa fiaba di vita reale e vissuta che viene raccontata. Tommaso Primo si presenta così, come un giovane e promettente artista che ha tutte le carte in regola per rientrare nella straordinaria classe dei cantastorie italiani: il timbro della sua voce riesce a creare un’atmosfera di serenità, intrecciandosi perfettamente con il suono degli arpeggi di chitarra che rendono un contorno perfetto alla “narrazione” che emerge dal disco.
In un periodo in cui i ragazzi della generazione degli anni 2000 cercano il successo facile, Tommaso rappresenta il ricambio rispetto ad una tradizione cantautorale che gli sta passando il testimone: il percorso di questo giovane musicista (classe 1990) continuerà, la strada imboccata è quella giusta e le premesse sono abbastanza da permettere di evitare inconvenienti lungo il cammino. La forza di “Posillipo Interno 3” sta nel pubblico, nella gente e nei ragazzi che rivedono nelle canzoni dell’album un po’ della loro storia, della loro vita, che ascoltano cantare e suonare le note delle strade di Napoli, del mare, dei loro amori e delle loro speranze.