di Raffaella Tramontano
Sul palco solo la bandiera cilena sbattuta da un forte vento, in cielo tanti gabbiani che apparivano “fluorescenti” per uno strano gioco di luci. “Siamo qui a Napoli non per piangere Salvador Allende nel quarantennale del golpe cileno, ma per ricordare la sua forza e farla conoscere alle nuove generazioni”. Con queste parole ha aperto la serata Horacio Durán, leader degli Inti-Illimani, storico gruppo cileno che durante l’attacco del generale Augusto Pinochet al Palazzo della Moneda di Santiago del Cile, l’11 settembre del 1973, erano in tour proprio in Italia e nel nostro paese sono rimasti da esiliati per quindici anni.
Il Cortile del Maschio Angioino che ha accolto l’evento era stracolmo di gente, come raramente capita negli appuntamenti di “Estate a Napoli”. Un pubblico molto vario: adulti e più che adulti, ma anche tanti ragazzi, ventenni, giovani mamme con bambini. E anche il sindaco Luigi De Magistris e l’assessore Nino Daniele. Almeno 800 persone, dice l’organizzatore Antonio Acocella, ma probabilmente di più. Erano in tanti, infatti, assiepati sotto il palco a battere le mani e a cantare. Due ore piene di musica, sotto un cielo di nuvole pieno pioggia, nel corso delle quali si sono ascoltati tra gli altri “La partida”, di Victor Jara, “Run Run” di Violeta Parra, “Alturas” di Salinas, e poi ancora “Danza di Calaluna” (dedicata alla Sardegna), “El Mercado Testaccio”, brani nati durante l’esilio italiano. Per poi continuare con “El aparecido”, “Vuelvo”, “Para matar una culebra”, “Samba lando”, “Ritmos negros del Perù”, “La fiesta di San Benito”, “Alturas”, “Candidos”. Fino ad arrivare all’omaggio a Roberto De Simone con il quale gli Inti-Illimani hanno ricordato di aver collaborato negli anni italiani. E a quel punto sul palco sono saliti anche Giovanni Mauriello (voce storica della Nuova Compagnia di Canto Popolare) e la dirompente attrice e cantante Antonella Morea. E Napoli e il Cile si sono uniti per “Canzone del pescatore” e “Canna Austina”, scritte entrambe da De Simone.
La conclusione della serata non poteva che essere affidata a “El pueblo unido jamás será vencido” di Sergio Ortega intonata a gran voce dal pubblico. E solo a quel punto è venuta giù una pioggia torrenziale.