di Brando Improta
Francesco Nuti è stato uno dei più amati e celebrati autori della commedia italiana degli anni Ottanta e Novanta. Nel 2006, dopo un breve periodo di depressione e allontanamento dalle scene, era pronto a fare il suo ritorno sul set con un film dal titolo “Olga e i fratellastri Billi”, da dirigere ed interpretare al fianco di Alessandro Haber ed Isabella Ferrari. Purtroppo, il destino ci si mise di mezzo: il 3 Settembre di quell’anno, Francesco ebbe un incidente domestico ed entrò in coma per un ematoma cranico.
Nel 2009, inaspettatamente e per la gioia di tutti i suoi fan, Francesco si è risvegliato e, più carico che mai è tornato al lavoro, impossibilitato a parlare, ma capacissimo, aiutato dal fratello Giovanni, di sfornare ancora opere degne del suo nome: ha scritto un’appassionata autobiografia dal titolo “Sono un bravo ragazzo” e una canzone interpretata da Niki La Rosa “Olga tu mi fai morir”, scartata all’ultimo Sanremo. Inoltre, nel 2010 ha presentato il suo ultimo cd musicale “Le note di Cecco”, che raccoglie il meglio del suo repertorio artistico-musicale.
Ma quello che il pubblico vuole ed aspetta, ed in particolare le quasi settantamila persone che su Facebook hanno dato vita al gruppo a lui dedicato, è un nuovo film che porti la sua inconfondibile firma.
Nei giorni scorsi, il fratello di Francesco, Giovanni Nuti, ha lanciato un coraggioso appello dal titolo “Chi ha paura di Francesco Nuti?”, che ha acceso la speranza di poter rivedere su uno schermo la scritta “un film di Francesco Nuti”: “Dopo la riemersione dal coma di mio fratello – ha dichiarato Giovanni Nuti – in occasione del suo riaffacciarsi in pubblico, un suo amico dichiarò che ‘Certe scelte che ha fatto la famiglia [leggi il sottoscritto], come quella di essere ospite in tv, personalmente non mi riguardano. Sono scelte che probabilmente nascono dal desiderio di normalizzare una situazione che normale non è più’. Ho riflettuto a lungo sulla crudezza sciocca, moralista e piccolo-borghese, di queste parole. La prima considerazione la feci a caldo: evidentemente l’amico non crede che Francesco abbia una volontà – è un poveraccio che non parla, costretto in carrozzina! La seconda considerazione la faccio adesso: quando Wenders aiutò Antonioni a girare il suo ultimo film, dopo l’ictus che gli aveva tolto completamente il linguaggio, tentò di normalizzare un disgraziato? Oppure ebbe il coraggio – dei grandi – di aiutare un grande? Io dico che ebbe il coraggio morale di aiutare un grande amico. Perché, ricordiamoci, la “nostra città” è Atene, non Sparta dove si gettano dalle mura i figli deformi. Allora, qualche produttore e qualche regista coraggiosi si facciano avanti, non abbiano paura, anzi pensino che l’occasione sia buona, e aiutino mio fratello a realizzare ‘Olga e i fratellastri Billi’, un film di Francesco Nuti. Il pubblico ringrazierà, ne sono certo”.
Ci sarà qualche produttore disposto a realizzare questa pellicola? Sicuramente sarebbe un successo al botteghino, vista l’attesa crescente per un ritorno di Francesco nel cinema, e sembra incredibile che, sino ad ora, nessun regista abbia ancora avanzato l’ipotesi di poter finalmente portare alla luce una sceneggiatura pronta da ormai ben sette anni.
Di certo non mancano grandi nomi che ben si sposerebbero con l’universo nutiano. Qui proviamo ad immaginarne giusto cinque:
– Leonardo Pieraccioni. E’ probabilmente il nome che suona più spontaneo, visto che la sua narrativa cinematografica deve molto a quella del suo conterraneo: voce narrante del protagonista, comprimari un po’ surreali, piccole storie di provincia, storie sentimentali in bilico fra dolcezza ed amarezza. Dovrebbe forse abbandonare il clichè del film natalizio, e tornare ad abbracciare la sperimentazione coraggiosa degli esordi, ma lui è sicuramente la persona più adatta anche a ricoprire il ruolo di protagonista al posto di Nuti.
– Giovanni Veronesi. Altro conterraneo di Francesco, co-sceneggiatore di alcuni sue pellicole e debuttante alla regia con “Marameo” nel 1987, proprio da lui prodotto. Indubbiamente Veronesi deve molto della sua carriera a Francesco, compresa l’abilità nel raccontare storie leggere senza mai dimenticare di dare una piccola lezione agli spettatori, una morale che accompagni l’insieme di gag che si trovano in una commedia.
– Maurizio Ponzi. E perché no un ritorno alle origini ? Prima di cominciare a dirigersi da solo, Francesco era stato protagonista di tre film, da lui scritti, ma diretti dal bravo Ponzi. Sua la pellicola che regalò all’attore il suo primo riconoscimento: quel David di Donatello giunto nel 1983 per “Io, Chiara e lo scuro”. In seguito Ponzi si è specializzato nelle commedie, dirigendo artisti come Pozzetto e Montesano, e sicuramente ancora oggi è in grado di realizzare un film interessante come potrebbe essere quello scritto da Francesco. Chissà che non possa essere l’inizio di una seconda giovinezza artistica per entrambi.
– Vincenzo Salemme. E’ un nome che ai più puó suonare strampalato e campato in aria, ma anche lui è un regista che gioca molta sul sottile confine fra commedia e dramma, fra grottesco e reale. Chissà come potrebbe essere un incrocio fra “Cose da pazzi” e “Caruso Pascoski”. Non bisogna dimenticare, poi, che un’altra alleanza tosco-napoletana dette alla luce “Non ci resta che piangere”.
– Roberto Benigni. E’ il sogno, l’utopia: l’incontro di due grandi artisti toscani, amici nella vita ma mai incontratisi sul set. Oggi Benigni è più di un semplice regista, è un’istituzione italiana: per i suoi monologhi danteschi, per aver riportato il cinema italiano nel mondo e per la sua ficcante satira politica. Ma è anche un poeta, una persona a cui piace sognare e far sognare, e chissà che una così strana accoppiata non possa portare alla nostra cinematografia un altro Oscar.
Queste sono solo invettive, probabilmente “Olga e i fratellastri Billi” non vedrà mai la luce, o forse c’è già un produttore che ha alzato il telefono, chiamato i fratelli Nuti in quel di Prato e si è accordato per preparare l’opera. Sarebbe sicuramente un grosso passo avanti se per una volta produttori e registi si piegassero al volere del pubblico ascoltando le sue richieste: a Hollywood spesso si licenziano attori e se ne assumono altri perché i fan non li ritengono adatti a certi ruoli, perché in Italia non possiamo assumere un regista per vedere finalmente in sala il nuovo film di Francesco Nuti? Tentar non nuoce.