di Francesco Cannone
In Grecia le università pubbliche sono in ginocchio. In un comunicato pubblicato dall’Università Nazionale Capodistriana di Atene, la più antica e prestigiosa del Paese, si legge: “Il Senato dell’Università Nazionale, nella sua sessione straordinaria di oggi 23 settembre 2013, riscontra l’oggettiva e assoluta impossibilità dell’Università di Atene di svolgere le sue funzioni didattiche, di ricerca e amministrative. […] L’Università di Atene è costretta contro la propria volontà a dover cessare l’immatricolazione di nuovi studenti, lo svolgimento degli appelli, le sessioni di laurea e in generale qualsiasi altra attività accademica e sociale”, per la prima volta dall’anno della sua fondazione: il 1837. La responsabilità è in primo luogo del Governo Samaras che, per ridurre ancora la spesa pubblica, ha deciso il trasferimento di 1.349 impiegati degli otto atenei del territorio (pari al 40% del personale totale), ad altre amministrazioni, lasciando di fatto gli atenei vuoti e impossibilitati a lavorare. Il rischio è la chiusura definitiva. I rettori delle università hanno promesso una lotta legale ad oltranza. Interruzione dei servizi e ricorsi sono i principali mezzi esercitati per fare pressione sul Governo. Contro i provvedimenti di Samaras e della Troika che, in generale, sembrano tendere a favorire l’istruzione privata e indurre i giovani a scegliersi un mestiere e non a continuare a studiare (come dimostrano i tagli del personale nel settore dell’istruzione pubblica e la riforma degli esami di ammissione nelle università con lo scopo di dimezzare il numero dei ragazzi che aspirano a entrare in una facoltà, dato che i quindicenni dovranno sopportare un calvario di esami lungo tre anni), al momento non esiste un movimento studentesco nelle università.
A raccontarci come gli studenti stanno vivendo la situazione, sono i ventenni Natalia e Stratis, della facoltà di legge dell’Università di Atene.
Di seguito riportiamo le loro testimonianze.
Immagino abbiate letto che la nostra Università è stata chiusa dal Senato dell’ateneo lo scorso 23 Settembre, dal momento che il governo ha ridotto gli impiegati amministrativi. Nel comunicato ufficiale, si può leggere che non si accetteranno nuove richieste d’immatricolazione e le sedute di laurea o di esame sono annullate fino a quando le cose non cambieranno. Nello scritto, inoltre, si può leggere che il rettore si appellerà alla giustizia. I professori, nel frattempo, assicurano tutto il loro sostegno. Gli studenti non possono fare altro che aspettare di giorno in giorno nuovi risvolti: in Grecia si sta vivendo una grave crisi politica e in questo momento nessuno sembra indignarsi né reagire alla chiusura dell’Università. Staremo a vedere.
Natalia Athanasouli, 20 anni, studentessa della facoltà di Legge dell’Università di Atene
Sono uno studente di vent’anni iscritto al quarto semestre degli studi nella facoltà di legge nella Università Nazionale Capodistriana di Atene, la più grande e antica università della Grecia. Durante gli esami della sessione di Settembre, gli appelli sono stati cancellati a causa degli scioperi degli impiegati che lavorano negli uffici dell’Università.
Il fatto che i nostri esami fossero stati ritardati non sembrava qualcosa di imprevisto. Lo sciopero non è la sola ragione della chiusura dell’Università. Atene è una città in crisi. Specialmente per gli studenti di Legge il rinvio degli esami e la cancellazione delle lezioni è una cosa all’ordine del giorno, dal momento che la Facoltà di Legge è situata nel pieno centro di Atene.
Durante le grandi manifestazioni o qualsiasi piccola agitazione, l’ateneo è spesso restato chiuso per ragioni di sicurezza.
Inoltre, la politica gioca un ruolo significativo all’interno della vita universitaria in Grecia. Non è insolito che le università restino chiuse a causa di assemblee studentesche o altre azioni di protesta.
Ciononostante, questa volta, la situazione era differente. Il 23 Settembre, infatti, è stato annunciato ufficialmente dal Senato dell’Università che l’ateneo non è più nelle condizioni di svolgere le sue funzioni a causa di scelte di governo che hanno allontanato 500 impiegati dall’Università di Atene. Lo stesso rettore ha annunciato che probabilmente l’università resterà chiusa per l’interno semestre.
Questa dichiarazione ha provocato una forte incertezza in tutti gli studenti. In queste condizioni, infatti, nessun iscritto è in grado di organizzare i propri studi. Provate a immaginare uno studente che ha programmato i suoi corsi di perfezionamento post-laurea ai quali, però, sarebbe potuto accedere soltanto conseguendo gli esami nel mese di Settembre. Ma questo è solo un esempio. Inoltre, il fatto che 500 impiegati siano stati licenziati aumenta il pessimismo di molti studenti universitari che vedono un futuro sempre più incerto all’interno del mondo del lavoro. Ancora una volta, gli studenti greci sembrano essere costretti a lasciare il proprio paese in cerca di un futuro migliore.
Credo che la crisi dell’Università di Atene sia il picco del malfunzionamento della Grecia dopo la crisi del debito scoppiata nel 2010. Continua ad esserci una forte pressione da parte dei creditori della Grecia che cercano di operare cambiamenti nel settore pubblico. Una pressione che porta, però, ad atti spasmodici con criteri sbagliati.
Stratis Koulierakis, 20 anni, studente della facoltà di Legge dell’Università di Atene