di Giacomo Palombino
Quella dei cantautori è una specie a rischio. Sarà forse un livello eccessivo di banalità che si respira a volte in campo artistico o un disinteresse della società contemporanea nei confronti della musica d’autore a distruggere il loro habitat. Fatto sta che l’inchiostro e la carta che hanno dato vita a tante belle canzoni nella storia della nostra penisola sono sempre più rari. Da Dalla a Little Tony, da Iannacci a Califano, si registra la progressiva scomparsa della classe più matura del cantautorato italiano.
La parola d’ordine ora è “ricambio”. E’ necessario assicurare spazio ed attenzione a gente che si muove, talvolta con difficoltà, nel panorama musicale del nostro paese. Bisogna prestare l’orecchio, senza diffidenza, all’ascolto di quelle giovani voci in cerca di un palcoscenico ampio. Occhio, però, a quei talenti dell’ultima ora, lanciati, ben lucidati ed imbrillantinati, nelle nostre televisioni tramite quella macchina infernale dei Talent Show: attenzione perché ciò a cui si assiste in questi casi è l’ascolto di un prodotto preconfezionato, che non ha nulla da spartire con la tradizione cantautorale. I talenti cerchiamoli sotto casa, nei vicoli delle città, nei locali di periferia, nei volti dei ragazzi che per arrivare alle nostre orecchie hanno solo carta e penna ed una chitarra per accompagnarsi.
I cantautori torneranno. Anzi, non ci hanno mai lasciato. Tutto sta nel sostenerli, a prescindere (e al di fuori) da esili impalcature che non hanno nulla di imperdibile.