Home » Cinema, News, Spettacolo » “C’era una volta a New York”, le grandi speranze e il sogno americano secondo James Gray

“C’era una volta a New York”, le grandi speranze e il sogno americano secondo James Gray

c-era-una-volta-a-new-york_coverdi Marco Chiappetta

TRAMA: 1921 – All’arrivo, pieno di speranza, al porto di New York dopo un lungo viaggio, l’immigrata polacca Ewa Cybulski (Marion Cotillard) viene separata dalla sorella Magda (Angela Sarafayan), messa in quarantena per tubercolosi, e un apparente gentiluomo, Bruno Weiss (Joaquin Phoenix), si offre di aiutarla alla sopravvivenza e a trovare i soldi necessari per liberare la sorella dal sanatorio. In realtà Bruno intende approfittarsi di Ewa, prima facendola lavorare nei suoi spettacolini osé, poi costringendola a prostituirsi: ma sviluppa per lei un amore enorme, tragico e possessivo, che entra in crisi quando tra di loro ci si mette il cugino di Bruno, il mago Orlando (Jeremy Renner), che vuole portargliela via.
GIUDIZIO: Melodramma di ispirazione letteraria con affresco sulla New York anni ’20 delle grandi speranze, dei bassifondi, degli spettacolini e delle corruzioni morali, dipinto con grande ricchezza (e fotografato benissimo da  Darius Khondji) e un gusto cinematografico classicheggiante, spesso troppo (e troppo musicato), che regala e alterna momenti di grande bellezza ad altri più decorativi, ripetitivi e usuali, proprio come in un romanzo. Peccato che l’intreccio di passione tragica e gelosia non vada in territori nuovi e si areni in una certa freddezza contemplativa, in cui i conflitti sembrano affrettati e non pienamente sviluppati, come il bel personaggio di Jeremy Renner, sorta di rivisitazione del Matto de “La strada” in un simile triangolo di amore e possesso, che meritava di più. Di questo film, incompleto ma comunque molto bello, si ricordano le interpretazioni masochistiche e dolenti di Marion Cotillard e Joaquin Phoenix, insieme splendidi e disperati, così come la colonna sonora, decisamente bella e possente, composta da Christopher Spelman, i costumi di Patricia Norris, le scenografie di Pete Zumba e Happy Massee.
VOTO: 3/5