di Roberto P. Ormanni
LA VITA. È morto a Bologna il direttore d’orchestra e senatore a vita Claudio Abbado. Aveva 80 anni ed era ammalato da tempo. Il 30 agosto 2013 era stato nominato senatore a vita da Giorgio Napolitano. Nato a Milano il 26 giugno del 1933, è stato uno dei più importanti direttori d’orchestra del dopoguerra. Dopo gli studi al conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, nel 1958 debutta con la New York Philarmonic dopo aver vinto il concorso Koussevitsky a Tanglewood. L’anno dopo è a Trieste come direttore sinfonico, ma è nel 1960 che fa il suo esordio al Teatro alla Scala di Milano. Nel 1968, a soli trentacinque anni, diventa direttore artistico del Teatro alla Scala. La scelta che fu considerata sorprendente, ma Abbado si impose sul podio rinnovando il repertorio e imponendo un cambiamento nell’approccio alla partitura. La ricerca filologica e l’utilizzo di partiture originali e lo studio dell’esecuzione musicale dell’epoca vissuta dal compositore sono solo alcune delle caratteristiche che fecero puntare i riflettori sul giovane (e relativamente poco noto) direttore. Abbado resterà direttore artistico del Teatro milanese fino al 1986. Eppure, negli anni di direzione artistica del Teatro scaligero dal 1968 al 1986, la rivoluzione musicale di Abbado va a intrecciarsi con esigenze sociali portando, in un periodo carico di tensioni, alla divulgazione di quella cultura considerata “alta” ed esclusiva. E’ nel 1972, infatti, sotto la sovrintendenza di Paolo Grassi, che vengono allestiti i “Concerti per studenti e lavoratori”. Scopo dell’iniziativa è quello di avvicinare alla musica e alla vita del Teatro le classi sociali meno abbienti, garantendo ingressi alla Scala a prezzi popolari e trasferendo orchestre e solisti nelle periferie (sotto i tendoni suonarono, tra gli altri musicisti di valore, Maurizio Pollini, il Quartetto Italiano e il Trio di Trieste). Negli anni milanesi, tra gli altri impegni internazionali, Abbado diventa direttore principale dei Wiener Philharmoniker (1971), sostiene la creazione dell’European Union Youth Orchestra (1978), viene eletto direttore musicale della London Symphony Orchestra (1979) e fonda l’Orchestra Filarmonica della Scala (1982), destinata a costituirsi, col tempo, come corpo autonomo rispetto al Teatro. Nel 1986 lascia la direzione artistica della Scala, non senza rancori e polemiche, e viene sostituito da Riccardo Muti. Abbado tornerà a dirigere nel teatro che lo ha reso celebre nel mondo soltanto nel 2012, lasciando intuire la presenza di rapporti problematici con la nuova direzione musicale e amministrativa. Nel frattempo, nel 1986, assume l’incarico di direttore musicale alla Staatsoper di Vienna. Resterà in Austria fino al 1991, lavorando con grande libertà d’iniziativa e fondando la Mahler Jugend Orchestra, orchestra giovanile che ha l’intento di valorizzare i giovani musicisti. Durante il periodo austriaco, alla fine del 1989, viene eletto direttore principale e artistico dai membri della Berliner Philharmoniker, incarico che ricoprirà fino al 2002. Nel 2004, a Bologna, promuove la nascita dell’Orchestra Mozart (ennesima complesso di giovani) e ne diviene direttore musicale e artistico. Nell’Agosto 2013 viene nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, come “personalità da considerarsi portatrice di curricula e di doti davvero eccezionali, come attesta il prestigio mondiale di cui è circondata”. Abbado, tuttavia, rinuncia allo stipendio percepito per la sua nuova carica istituzionale e sceglie di devolverlo alla Scuola di Musica di Fiesole a sostegno di borse di studio.
LA RICCHEZZA DELLA CULTURA. Per il suo impegno nella diffusione popolare della Cultura (e della musica innanzitutto), Claudio Abbado ha rappresentato l’icona di un intellettuale che ha cercato di rispondere sempre alle spinte provenienti dal tempo e dalla storia. I “Concerti per studenti e lavoratori” del ’72, per primi, incarnarono la scelta rivoluzionaria e politicizzata di aprire la cultura elitaria ad una dimensione comunitaria. Naturalmente, l’idea portava su di sé tutti i segni dei moti sociali del Sessantotto. Eppure, l’azione culturale di Abbado affondava le sue radici non tanto nella contemporaneità ideologica di breve raggio ma soprattutto nella coscienza intellettuale vitale e lungimirante che andava muovendosi nel mondo: in questa prospettiva più ampia, per esempio, è impossibile non paragonare i “Concerti per studenti e lavoratori” di Abbado ai “Concerti per i giovani” che Leonard Bernstein allestì a New York dal 1956 al 1966 con l’intento di ‘spiegare la musica’ ai più giovani. E proprio i giovani, nella vita di Abbado, sono stati un punto di riferimento costante. Dall’Orchestra Giovanile Europea del 1978 all’Orchestra Mozart del 2004, passando per la Mahler Jugend Orchestra del 1986, il direttore d’orchestra milanese, in accordo al suo progressismo così socialmente consapevole, ha continuamente investito nelle potenzialità delle nuove generazioni.
Negli anni, l’opera socioculturale di Abbado è stata più volte semplificata sotto etichette politicizzate da una parte di opinione pubblica; eppure, il direttore, uomo di sinistra ma innanzitutto spirito illuminato, amava ripetere che “suonare nelle fabbriche, aprire la Scala agli studenti e ai lavoratori, sono cose che ho fatto perché le ritenevo giuste non perché fossero di destra o di sinistra”. Una totale fede nella cultura, dunque, che Abbado ha spesso descritto come divorata da un “male oscuro”, specialmente in Italia: “La cultura – diceva – rende ricco un Paese, anche economicamente. Non è vero che in Germania o in Austria si fa di più per la cultura perché sono più ricchi. E’ vero il contrario: sono più ricchi perché si fa di più per la cultura”.
RIVOLUZIONE IN MUSICA. La forza dinamica di Claudio Abbado, così, si realizza nelle sua rivoluzioni musicali. La prima si riconduce alla fase che va dal 1968 al 1986, quando Abbado viene scelto come direttore artistico del Teatro alla Scala. Per la prima volta, infatti, nel teatro milanese si aprono le porte al Novecento storico. L’impostazione del giovane direttore rappresenta una rivoluzione copernicana: il repertorio viene ampliato includendo autori del XX secolo, come Igor Stravinskij, Arnold Schönberg, Béla Bartók, Alban Berg o Anton Webern. A questi si affiancano opere espressioniste o lavori di musicisti appartenenti all’avanguardia postweberniana (su tutti, Luigi Nono). Addirittura, il teatro scaligero si spinge a commissionare e rappresentare prime mondiali di autori contemporanei come Karlheinz Stockhausen. Un inedito rinnovamento, insomma, che divise la platea italiana tra entusiastici sostenitori e critici tradizionalisti ma che al contempo elevò il cartellone su un piano internazionale e portò ad uno sviluppo dell’Orchestra del Teatro alla Scala in chiave sempre più sinfonica (nel 1982 venne infatti istituzionalizzata la Filarmonica della Scala).
Lasciata Milano nel 1986, iniziano gli anni tra Staastoper di Vienna e Philarmoniker di Berlino. E’ una fase in cui Abbado vive una fama mondiale fatta di impegni e successi durante la quale porta in Italia, in Europa e otre oceano opere (Verdi e Rossini su tutti) e concerti sinfonici. Un prestigio, però, sempre accompagnato da un carattere riservato, schivo, modesto
Al 2000, risale la registrazione integrale delle nove sinfonie di Beethoven coi Berliner: un’esecuzione fondamentale che porta alla massima espressione il rivoluzionario approccio di Abbado con la partitura. Il direttore milanese, servendosi di un’orchestra riportata ai più snelli organici del Settecento, cerca di “vedere la musica come l’ha scritta il compositore stesso” e costruisce un’interpretazione fondata su una filologia musicale che possa alleggerire le esecuzioni. Risultato di questa esplorazione è un modo tutto nuovo, spontaneo e musicale, di intendere l’orchestra, la direzione e il suono.
Tuttavia, è proprio all’alba del nuovo millennio che al maestro Abbado viene diagnosticato un cancro allo stomaco. Una lunga malattia (ripresentatasi qualche mese fa nelle forme più aggressive e fatali) che il direttore ha preferito affrontare proseguendo le sue direzioni e i suoi progetti tra l’Italia e la Svizzera. “La musica – rivelava Abbado quando parlava del suo tumore – è la migliore medicina. Più di ogni cura, è stata la musica ad aiutarmi”.