di Brando Improta
Ultimo giorno di proiezioni per lo storico cinema napoletano “Arcobaleno” del quartiere Vomero, uno degli ultimi superstiti al rincaro degli affitti e alla progressiva crisi dei circuiti cinematografici.
Superstite fino a ieri, 26 Gennaio 2014, giorno in cui ha dovuto dare un odioso stop alle proiezioni, a causa di un affitto troppo esoso e di un pubblico che è andato assottigliandosi nel tempo (ulteriore traccia della crisi economica e culturale che investe l’Italia). Eppure, nonostante l’imminente chiusura, non c’era affatto un’aria dimessa nelle sale e nel bar del cinema, segno di una caparbietà e di una lealtà estrema verso i clienti. Nulla ha smesso di funzionare, nemmeno per un’ora e, durante l’intervallo, è passato tra le poltrone persino il tipico inserviente a vendere popcorn e bibite.
A Napoli, l’Arcobaleno non è il primo cinema costretto ad arrendersi: negli anni si sono succeduti l’Alcione, l’Arlecchino, l’Empire, il Fiamma, l’Ariston. E non si tratta nemmeno del primo centro culturale che il quartiere collinare ha perso negli ultimi tempi. E’ ancora fresco il ricordo della storica libreria Guida Merliani, che un anno fa ha abbassato le saracinesche per lo stesso problema degli affitti.
Possibile che la regione Campania e il comune di Napoli non possano prendere proveddimenti? Magari sotto forma di sgravi per chi porta avanti attività ad alto rischio, anche solo per tutelare i posti di lavoro, viste le difficoltà che incontreranno gli ormai ex addetti dell’Arcobaleno, di punto in bianco senza occupazione. Ad oggi, la Regione Campania non è ancora riuscita a varare una legge (da anni richiesta e già approvata in altre regioni come Lombardia o Lazio) che tuteli gli esercizi storici. Di tali esercizi, intanto, il comune di Napoli non ha neanche effettuato un censimento.
Così, Napoli perde un altro cinema, equivalente ad altre quattro sale in meno sul territorio e a soli nove esercenti sopravvissuti. Eppure la regione ogni anno finanzia decine di pellicole, spesso con scarsi o nulli risultati al botteghino, ritenute di cosiddetto interesse culturale. Possibile che non ci sia una soluzione anche per tutelare le sale cinematografiche? Non possono considerarsi di interesse culturale quegli stessi cinema che devono proiettare le pellicole? Domande la cui risposta forse non arriverà mai, visto l’apparente sordità per tali argomenti delle istituzioni.
Al posto dell’Arcobaleno sorgerà probabilmente l’ennesimo supermercato, oppure una delle tante sale scommesse che ultimamente affollano il quartiere Vomero. I cittadini della zona sono preoccupati, vedono sparire progressivamente i centri di aggregazione culturale che portavano con sè ricordi di molte generazioni. Il cinema in questione era aperto da oltre mezzo secolo, come testimonia un proiettore antico posto in bella mostra all’entrata delle sale. E’ dura dover constatare come, giorno dopo giorno, aumentino le attività commerciali a puro scopo redditizio e diminuiscano i luoghi deputati alla fantasia, al sogno e al vivere comune. Ray Bradbury, in un celebre libro di fantascienza, descriveve il rogo di tutti i libri esistenti e l’oppressione finale della cultura. E’ forse questo l’inizio di quella storia?