di Giulia Battinelli
“Stanca, rassegnata, innocente, invasata,
nuda, svergognata, tradita, condannata”
L’11 giugno 2011 CleaNap, un gruppo di cittadini napoletani, lancia la prima protesta e recluta il popolo del web per il primo “attacco di pulizia” in Piazza Bellini. Nei mesi successivi continuano gli interventi nel centro storico di Napoli: i risultati, però, non durano mai più di due settimane. Oggi, a quasi tre anni da quella data, CleaNap chiede maggiore attenzione sulla storica Piazza Bellini, chiama in causa chi, di norma, dovrebbe farsi carico della situazione di degrado. “Tante volte già l’abbiamo fatto – spiegano gli attivisti – ma i nostri sforzi sono rimasti simbolici, effimeri. Se non c’è continuità non ci saranno mai soluzioni, solo tamponi momentanei”.
La storia di Piazza Bellini e delle sue rovine va avanti da anni e non vede risvolti in senso legale e concreto sul territorio, ma assiste alla mancata presa di coscienza delle autorità di competenza. È un degrado che incorre, sovrasta e allarma. E condizione necessaria, se non primaria, per l’esistenza e la continuazione di questo degrado è il buio: l’assenza di illuminazione appropriata suggerisce il losco, supporta il crimine e talvolta lo giustifica. Le rovine non sono visibili: questo è il primo grande atto di attacco al loro valore.
Una città che possiede uno dei più grandi patrimoni artistici, culturali e paesaggistici (in Italia e nel mondo), che si avvale di tesori preziosi, ma che non se ne cura, ci cammina sopra, calpesta i suoi stessi doni, nasconde le rovine con il cemento dei lavori della metropolitana, aspetta che Pompei crolli lentamente: così nel mondo descrivono e parlano ancora una volta di “quei napoletani distratti tutti pizza e mandolino”. Una città che non comprende il senso di “rovina”, ma che crede sia “da rovinare”. Una piazza, Piazza Bellini, con delle rovine nel suo centro, che se non la si conosce si rischia di non vederle perché non esistono illuminazione dedicate, non ci sono segnali evidenti (se non un piccolo cartello marrone coperto da vernice spray). I bar continuano a vendere bevande in vetro e i bidoni non sono sufficienti, il popolo della notte banchetta e deturpa a un solo tempo. Non una sola volante a controllare la zona, né un’istituzione a fare realmente qualcosa. Soltanto i pochi volontari di CleaNap che, con interventi numerosi ma mai sufficienti, hanno fatto sentire la propria voce sul territorio, peraltro senza alcun permesso dal Comune o dalla Sovrintendenza, rischiando essi stessi di ricevere accuse.
“Patrimonio” è un tentativo quanto mai vago di tradurre dal più fortunato inglesismo heritage, eredità. Il patrimonio è ciò che si eredita: non si compra, non si vende, né lo si ricerca, ma si eredita. Lo si riceva in consegna dalla storia. E la storia va tutelata.