di Francesco Cannone
Carta igienica sui cancelli alla sede di Via Porta di Massa della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli. “Il personale di pulizia – si legge nella lettera aperta affissa sulle porte ed indirizzata agli studenti e al personale universitario – si scusa per il disagio arrecato”. “Stiamo lottando – hanno scritto – per difendere i diritti acquisiti e salvaguardare il posto di lavoro”. Lo striscione affisso sulle vetrate all’ingresso denuncia: “No agli appalti al ribasso sulle spalle dei lavoratori”. E afferma: Studenti e lavoratori uniti nella lotta”. Nella lettera, viene sostenuto che sarebbe proprio il “continuo gioco di gare d’appalto a ribasso” a mettere ciclicamente a ribasso “le condizioni già precarie dei lavoratori delle ditte private esternalizzate”. L’università sarebbe “corresponsabile di questa situazione, in quanto, dal momento che sgrava i costi di numerosi servizi grazie ad aziende esterne, a scapito delle garanzie lavorative, sarebbe almeno tenuta a vigilare sulla gestione dei dipendenti e del servizio delle ditte operanti”. La lettera è firmata da “I lavoratori delle pulizie dell’Università di Napoli Federico II ‘Lotto 10’ ”, che rischiano ora un taglio dello stipendio del 7% oppure il licenziamento di due unità. “La pazienza – è la conclusione del loro appello – è giunta al limite. Siamo certi di suscitare interesse e solidarietà in questa lotta intrapresa, consci che solo attraverso l’unità di tutte le lotte potremo riappropriarci dei diritti di cui ci stanno privando”.
La solidarietà non si è fatta attendere: alcuni ragazzi del “Collettivo Studenti Federico II”, infatti, hanno scelto – come riportato da un loro striscione – di stare “Al fianco dei lavoratori in lotta” ed hanno occupato la presidenza della vicina Facoltà di Lettere e Filosofia. “Non lasceremo la presidenza – hanno scritto su Facebook – fin quando non si sapranno notizie di una soluzione della situazione”. “Solo attraverso l’unità di tutte le lotte – hanno poi concluso con un comunicato sul loro sito – potremo riappropriarci dei diritti di cui ci stanno privando”.