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Un sogno chiamato Sarkozy

di Marco Sarracino

Aveva scioccato l’intera Europa (meno che l’Italia) con le sue “deportazioni
volontarie” contro i rom, ma era pronto a scioccare l’intero globo con un suo
discorso nella sede dell’ONU.
New York, Nicolas Sarkozy con una dichiarazione inaspettata afferma che per
reperire nuovi fondi da destinare in parte al problema del riscaldamento
climatico, e in parte al problema della fame nel mondo, si deve
imporre una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali: finanziamenti
innovativi per stabilizzare il mondo. Una mossa populista per richiamare a sé i consensi evidentemente persi nei
giorni precedenti? o un vero e proprio “atto d’amore” verso il suo pianeta?
Il vero problema, però, per ora non è esattamente questo. Secondo il direttore
della FAO, Jacques Diouf, il mondo ha bisogno di 45 miliardi di dollari l’anno
per gli investimenti in agricoltura, e i paesi più ricchi, approfittando della
crisi, hanno drasticamente tagliato quei contributi che avrebbero “aiutato” i
meno ricchi a non morire di fame. L’Italia, paese che non ama mai
contraddistinguersi, se non per fatti ed eventi negativi, ha addirittura
ridotto allo 0,1% del PIL le donazioni che sarebbero dovute servire per il
raggiungimento di quelli che le nazioni unite chiamano “gli obiettivi del
millennio”.
Sembrerebbe assurdo, ma, negli ultimi anni, la filantropia di Stati Uniti ed
Europa pare sia più curata da quei privati che per fini pubblicitari donano
una bassissima quota dei loro fatturati per “la costruzione della scuola in
Congo” o per “la scoperta del pozzo d’acqua in Ruanda”. Almeno così pare agli occhi dell’opinione pubblica.
Il vero problema, in realtà, risiede nel fatto che da un po’ di tempo a questa
parte ci siamo dimenticati dell’esistenza di una parte del pianeta, che
reclama il nostro aiuto. Evo Morales, presidente della Bolivia, ci accusa addirittura di dover saldare un debito.
Io però voglio essere realista, potrò sembrare cinico, ma in questo momento il
“debito di Morales” non possiamo pagarlo. Ciò non significa che tale obbligo di
prestazione non esista, ma ora quelli che una volta erano i grandi della terra,
sono impossibilitati dal dover risolvere i problemi che “non li toccano”. In
questo caso purtroppo la logica de “un problema mio è anche tuo” non vale. Non
vale perché, ora come ora, non lo si è in grado di risolvere: in Italia rischiamo addirittura che una delle maggiori banche nazionali divenga “terra Libica”, figuriamoci se possiamo permetterci il lusso di donare parti di PIL a futuri concorrenti di mercato.
Ciò che noto, e lo faccio con molta amarezza, è che in realtà in questo
pianeta manca una vera solidarietà nei confronti di chi ne ha bisogno: “homo
homini lupus”. Purtroppo a livello mondiale ci sarà sempre chi vivrà peggio di
noi (la maggioranza) e chi vivrà meglio. La vera solidarietà risiede nel
cercare di migliorare relativamente le condizioni di chi sta peggio. Questo è l’
unico criterio solidale veramente applicabile, e allora ben vengano le ultime
proposte di Sarkozy, purché non sia la solita demagogia populista; a quel punto
preferirei “comprare una bottiglia d’acqua e aver costruito una scuola in
Congo”. Almeno mi sentirei con la coscienza a posto…