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“Sanremo Club”, la quarta serata del Festival tra cover e ospiti. Rocco Hunt vincitore delle Nuove Proposte

Fabio Fazio e Marco Mengoni, vincitore 2013

Fabio Fazio e Marco Mengoni, vincitore 2013

di Brando Improta

La quarta serata, denominata “Sanremo Club”, è stata senza ombra di dubbio la migliore di questa edizione. Scorrevole, veloce e piacevole. Ma prima di addentrarsi nel racconto, bisogna dare uno sguardo all’auditel della puntata precedente. Come pronosticato, la terza serata è andata leggermente peggio dal punto di vista ascolti della già non esaltante seconda. Meno di nove milioni di telespettatori per la prima parte e poco più di quattro per la seconda, con una media ponderata di 7.6 milioni per uno share, leggeremente salito, del 34,94 %. Fazio in conferenza stampa ha dato la colpa alla concerrenza calcistica. Poteva essere vero per la partita di Champions in chiaro del Mercoledì (seguita da oltre 5 milioni di italiani), ma non lo è per la partita d’Europa League di Giovedì, seguita da poco più di quattro milioni di persone.
Numeri alla mano, siamo appena due punti sopra i pessimi risultati del 2008 e appena quattro sopra quella del 2004, considerata all’unanimità la peggiore edizione di sempre del Festival (come ascolti e come qualità).
Oltre alla sciagura Auditel, si abbatte su questa edizione l’increscioso caso di Riccardo Sinigallia. L’ottima canzone dell’ex Tiromancino, “Prima di andare via”, risulta non assolutamente inedita.
L’artista aveva già eseguito il suo brano, leggermente diverso, alcuni mesi prima, davanti ad una plaeta di quasi 400 persone al festival musicale di beneficenza “Le corde dell’anima”.
Sinigallia è quindi stato, secondo regolamento, escluso dalla gara.

Tornando alla serata, il festival si apre con la solita copertina diretta e presentata da Pif “SanRemo e SanRomolo”. Questa volta il simpatico regista ha presentato una canzone di Frankie Hi-Nrg che dovrebbe fungere da sigla per un fantomatico Festival di Sanromolo, essendo San Romolo l’effettivo patrono della città dei fiori.
Alle 20.55, leggermente in anticipo rispetto al solito, comincia la serata vera e propria.
Fazio decide di giocarsi subito la carta Marco Mengoni. Il cantante, vincitore della passata edizione, ha proposto “Io che amo solo te” di Sergio Endrigo, contrariamente alle aspettative che lo volevano in un omaggio a Luigi Tenco.
Contro ogni pronostico, la versione proposta da Mengoni è stata piacevolee, ben eseguita e non troppo ridondante come usa fare l’artista. Si inizia così a ben sperare che durante la sera nulla possa andar male.
Ma, purtroppo, la buccia di banana che fa scivolare Fazio è dietro l’angolo. Come annunciato, durante la serata, i 14 Big interpreteranno (senza votazione) cover scelte nel panorama della canzone autoriale italiana. Cominciano i Perturbazione con “La donna cannone” di Francesco De Gregori. Il gruppo si presenta in duetto con Violante Placido, scartata da Fazio e dagli altri autori all’ammissione in gara.
Il conduttore dimentica (o evita) di menzionare la presenza dell’attrice che, palesemente infastidita, bofonchia qualcosa nell’orecchio del suo occasionale partner. Accortosi della figura, Fazio riconosce solo in quel momento la presenza di un ospite sul palco e va, tardivamente, a salutarla, accolto da un “Non mi avevi vista?” della sarcastica Placido.
La figura fa, ovviamente, in un minuto il giro della rete. La cover proposta dai Perturbazione è leggermente diversa dall’originale ma ugualmente meritevole, sia per la bella e particolare voce del cantante e sia per la rivelazione delle doti canore della Placido, dalla voce non troppo possente ma intonata e delicata.

Ron ha reso omaggio all'amico Lucio Dalla cantando "Cara"

Ron ha reso omaggio all’amico Lucio Dalla cantando “Cara”

Dopo i Perturbazione, arriva Luciana Littizzetto, che azzecca l’unica gag divertente tra quelle proposte fin ora. Presentatasi in studio con un misterioso amante coperto da un casco da motociclista, lo invita a svelarsi rivelando il maestro Peppe Vessicchio. Risate a scena aperte e applausi, stavolta meritati.
La serata continua con Francesco Sarcina, accompagnato alla batteria dall’attore Riccardo Scamarcio. I due propongono “Diavolo in me” di Zucchero, ma l’arrangiamento è decisamente meno coinvolgente dell’originale e le doti di Scamarcio alla batteria piuttosto discutibili.
Tocca quindi a Frankie Hi-Nrg, con Fiorella Mannoia, che propone una divertente versione swing di “Boogie” di Paolo Conte. I due ballano sul palco divertendo e divertendosi a loro volta, ridando così allegria alla sala, un po’ annoiata dopo Sarcina.
Viene quindi finalmente presentata la giuria di qualità che, in questa serata, ha avuto il compito di decretare, con un peso del 50%, il vincitore delle Nuove Proposte. Il presidente è il regista Paolo Virzì, i membri sono Giorgia Surina, Silvio Orlando, Silvia Avallone, Paolo Jannacci, Anna Tifu, Aldo Nove e Rocco Tanica.
Ricomincia il Sanremo Club con Noemi, sola seduta ad un pianoforte, in una versione di “La costruzione di un amore” di Ivano Fossati. L’interpretazione è indiscutibilmente buona, ma va detto che la cantante l’ha già proposta svariate volte durante le sue ospitate televisive, nonché a X-Factor, il talent che l’ha resa nota al pubblico. A prescindere da ciò, dimostra comunque di saperci fare, quando evita di scadere in presunzioni e mossette varie.

La festa viene interrotta dal triste annuncio della morte di Francesco Di Giacomo, cantante 67enne del Banco del Mutuo Soccorso, deceduto in incidente stradale.
Fazio lo ricorda e l’unico a esprimersi sulla tragedia è Francesco Renga, invitato sul palco per la sua esibizione. L’artista propone, insieme a Kekko dei Modà, “Un giorno credi” di Edoardo Bennato. La loro cover è corretta, ma non particolarmente accattivante, probabilmente anche a causa dell’eccessivo manierismo nell’esibizione di Kekko.
Si preferisce sorvolare sull’ospitata del Mago Silvan, “scongelato”, come suggerisce la Littizzetto, per l’occasione. Partecipazione superflua, di un personaggio che in fondo nulla aveva da dire già nel periodo migliore.
Si passa così a quella che è stata l’esibizione più toccante e memorabile. Ron decide di omaggiare il suo vecchio amico Lucio Dalla, scomparso due anni fa, con “Cara”. La cover è cantata con rispetto e in punta di piedi, ma con la decisa personalità che solo un artista di lungo corso può mettere senza strafare. Lo stesso cantante si commuove leggermente, ricordando anche come i due erano abituati a scambiarsi pareri ed opinioni sui loro pezzi.
Delude invece Arisa, con una versione di “Cuccuruccucu” di Battiato, cantata per l’occasione con i Whomadewho. Ci si aspettava qualcosa di frizzante, visti gli esordi della cantante anni fa con la briosa “Sincerità”, e invece qualcosa non ha funzionato. Probabilmente la voce troppo caricata o l’arrangiamento, ma il senso è di particolarmente noioso.
Arriva il momento del primo superospite: Gino Paoli. La sua partecipazione è stata meno emozionante delle altre avute nelle precedenti serate. Vuoi per un medley di De Andrè al pianoforte, eseguito da Danilo Rea, particolarmente ammorbante e senza nerbo; vuoi per una scelta particolarmente noiosa di canzoni. Paoli si esibisce infatti in: “Vedrai, vedrai” di Tenco, “Il nostro concerto” di Bindi e “Il cielo in una stanza”. Esecuzioni perfette, ma che potevano essere emozionanti prese singolarmente e non una dietro l’altra. In un Festival dominato dalla lentezza e dalla vecchiaia era forse necessario proporre qualcosa di più frizzante, almeno per intervallare un lento ad un altro. Anche una “Gatta” sarebbe andata bene.
La platea comunque tributa lo storico cantautore con una standing ovation.

La coppia Danilo Rea e Gino Paoli ospiti all'Ariston

La coppia Danilo Rea e Gino Paoli ospiti all’Ariston

A questo punto, le esecuzioni dei Campioni vengono interrotte, perfettamente a metà, per dare spazio alle Nuove Proposte.
Ammirevole, dunque, la volontà di far esibire i giovani in un orario decente, almeno per la finale.
Gli artisti rimasti in gara per questa categoria sono: Rocco Hunt, The Niro, Diodato e Zibba.
La vittoria dipenderà per il 50% dal televoto, e per l’altro 50% dalla giuria di qualità.
Si inzia con il tremendo Diodato e la sua “Babilonia” invocata a gran voce, poi Zibba che omaggia Francesco Di Giacomo con l’ottima “Senza di te”, quindi un Rocco Hunt particolarmente a corto di voce e con il fiatone per “Nu juorno buono”, e infine The Niro con “1969”.
Si apre il televoto, il vincitore verrà proclamato solo a fine serata.

Il Sanremo Club rimane ancora un po’ in panchina, perché arriva Luca Zingaretti che ricorda la morte di Peppino Impastato. La sua morte, avvenuta il 9 maggio 1978 ad opera della mafia, rivive attraverso la lettura del brano sull’educazione alla bellezza scritto dallo stesso Impastato. È un momento notevole, anche grazie alla passione con la quale l’attore recita il pezzo.
Entra quindi Riccardo Sinigallia. Fazio spiega al pubblico dell’esclusione e il cantante si scusa con la casa discografica, che non era a conoscenza del fatto che lui avesse già proposto il brano in passato. Non ci sarà ricorso ma Sinigallia potrà comunque esibirsi con la sua cover, nonché durante la finale ma fuori concorso.
Ricominciano le esibizioni con Raphael Gualazzi e The Bloody Beetroots, accompagnati da Tommy Lee in una versione particolarmente riuscita di “Nel blu dipinto di blu”. La cover viene proposta in chiave swing e con testo bilingue, in una commistione di generi godibilissima. Quello che a Gualazzi non è riuscito in gara con “Liberi o no”, è riuscito fuori gara con canzone altrui. Capita.
Anche Cristiano De Andrè centra il bersaglio, sicuramente aiutato dalla voce e da svariate esperienze live, con l’omaggio al padre attraverso “Verranno a chiederti del nostro amore”. Racconta che la canzone fu dedicata da Faber alla madre e lui lo vide cantargliela durante una notte del 1972. Grossi applausi e un po’ di commozione, per lui ma anche per gli spettatori. L’impressione è che se stasera le cover fossero state esposte a televoto, la classifica finale avrebbe potuto riservare molte sorprese.
Arriva il turno di Renzo Rubino, grande rivelazione di quest’anno, che si presenta con la brava (e bella) Simona Molinari in una rivisitazione di “Non arrossire” di Giorgio Gaber. Nulla di particolare nell’arrangiamento, ma davvero riuscito il loro duetto.

Enrico Brignano, in omaggio ad Aldo Fabrizi, reinterpreta "Lulu"

Enrico Brignano, in omaggio ad Aldo Fabrizi,
reinterpreta “Lulu”

Altro ospite: Enrico Brignano. Si torna al clima degli omaggi alla televisione italiana per i suoi 60 anni, visto che l’attore romano ricorda Aldo Fabrizi reinterpretando “Lulu”, un suo cavallo di battaglia. Brignano è attore brillante ed esperto e non sfigura affatto nel commemorare un mostro sacro del cinema e della tv italiana. Finito il pezzo, l’attore vorrebbe anche scherzare sui brutti ascolti e sulle critiche, ma Fazio si affretta a congedarlo.
Siamo così arrivati alla mezzanotte, ma mancano ancora varie esibizioni dei campioni per completare il quadro.
Arriva Giusy Ferreri con una cover sorprendente de “Il mare d’inverno” di Enrico Ruggeri. Il brano inizia con una prima strofa recitata da Alessio Boni, che passa poi la palla ad Alessandro Haber che canta in coppia con la stessa Ferreri. Haber sorprende come cantante e la Ferreri si adatta perfettamente alla canzone con la sua voce.
Ancora una volta l’impressione che quasi tutti gli artisti avrebbero avuto molto di più da dire con testi meno scadenti e adatti alle loro corde (non solo vocali).
Ancora più originale e strabiliante l’esibizione di Antonella Ruggiero. La veterana del Festival presenta un particolarissimo arrangiamento di “Una miniera” dei New Trolls. Con lei c’è il gruppo berlinese Digiensamble e la novità sta nel fatto che tutti i componenti suonano usando tablet al posto dei classici strumenti. Un’esibizione di grande impatto, sia visivo che musicale.
Silvio Orlando introduce quindi Giuliano Palma. Il cantante si fa accompagnare dalla sua orchestra abituale per una rivisitazione particolarmente allegra di “I Say I Sto ‘Cca” di Pino Daniele. Oltre alla buona esecuzione, c’è da dire che Palma padroneggia alla perfezione la lingua napoletana, che a lui dovrebbe risultare invece ostica.
Si finisce con lo sconsolato Riccardo Sinigallia, che presenta “Ho visto anche degli zingari felici” di Claudio Lolli insieme a Marina Rei  Paola Turci e Laura Arzilli. Bisogna ammettere che l’esibizione è particolarmente triste, un po’ perché il brano lo è già di suo e un po’ perché nessuno degli artisti sembra metterci molta enfasi e convinzione. Probabilmente pesa l’esclusione di Sinigallia dalla gara.
Il Sanremo Club finisce. Ma prima di annunciare il vincitore delle Nuove Proposte e dei premi collaterali, c’è l’esibizione del cantautore scozzese (d’origine italiana) Paolo Nutini. Molto amato dalla critica e dal pubblico, l’artista si propone in una coraggiosa versione di “Caruso” di Lucio Dalla. Accompagnandosi con la sua chitarra (e omaggiando le sue origini) il cantante emoziona la platea, aggiungendosi alla lista delle cose più riuscite di questa edizione. Dopo il brano italiano si lancia quindi nelle sue, ma ugualmente belle, “Candy” e “Scream” (quest’ultima, suo nuovo singolo).

Rocco Hunt, vincitore delle Nuove Proposte

Rocco Hunt, vincitore delle Nuove Proposte

Arriva finalmente il momento delle premiazioni. I primi ad essere assegnati sono i riconoscimenti della Sala Stampa Lucio Dalla e quello della critica per le Nuove Proposte. Li vince entrambi Zibba. Nulla di sorprendente, era sicuramente il più dotato fra i cantanti della sua categoria.
Si passa quindi al miglior arrangiamento, assegnato da Mauro Pagani e dall’orchestra. Vince Renzo Rubino ma, a sorpresa, con “Per sempre e poi basta”, il brano che era stato scartato dal pubblico.
L’artista è palesemente contento e vorrebbe fare dei ringraziamenti, più che giusti, ai suoi arrangiatori. Purtroppo Fazio e la Littizzetto lo boicottano per la fretta.
Dopo l’ultimo stacco pubblicitario, siamo pronti per conoscere il vincitore della categoria Nuove Proposte. È il presidente della giuria di qualità, Paolo Virzì, ad annunciarlo. Si tratta del salernitano Rocco Hunt.
Un brano, quello di Hunt, lodevole, soprattutto per essere riuscito a proporre un testo di denuncia in maniera abbastanza leggera e non pesante.
Il giovane cantante scoppia in lacrime, abbraccia tutti e si riesibisce nella vincitrice “Nu Juorno Buono”, correndo tra il pubblico e arrivando in evidente crisi vocale alla fine. In prima fila, unica nota stonata per la sua regione di appartenenza, la sua famiglia canta e si sbraccia davanti alle telecamere, senza riuscire a contenere l’euforia.

La serata finisce. Pochissimi i rimproveri da fare agli autori per questo Venerdì, particolarmente vario e divertente. Gli ospiti hanno dato il meglio e tutti gli artisti sono riusciti a mettere in risalto le loro qualità. Qualità, per alcuni, nascoste dietro i pessimi brani in gara. L’auditel potrebbe premiare questa ventata di leggerezza, ma forse senza raggiungere le vette della prima serata.
Per la finale è prevista, ovviamente, una nuova esibizione dei 14 campioni in gara. Alla fine della serata la classifica parziale di Giovedì (che vale per il 25% del risultato finale) verrà integrata dal 50% della giuria di qualità e da un altro 25% spettante sempre al televoto.
Si potranno riesibire, brevemente, gli otto cantanti della categoria Nuove Proposte.
Incerto il parterre degli ospiti. Sembrano confermati, al momento, Maurizio Crozza, Luciano Ligabue e Stromae. Ancora in dubbio Claudia Cardinale e la reunion della coppia formata da Terence Hill e Bud Spencer.
I bookmaker danno come favoriti per la vittoria Francesco Renga, Noemi e Arisa.
Perché, che piaccia o meno, Sanremo continua.