di Gabriella Valente
Qualcuno nel 1920 scrisse, nel manifesto del gruppo produttivista: “Abasso l’arte, viva la tecnica”.
Stiamo parlando di uno dei più influenti artisti russi, operante tra gli anni ’20 e ’40 del Novecento, Aleksandr Michajlovič Rodčenko.
Rodčenko, nato a San Pietroburgo nel 1891, frequenta dal 1910 al 1914 la scuola di belle arti di Kazan, e dal 1914 si reca a Mosca, dove entra in contatto con grandi esponenti dell’avanguardia russa. Si dedica inizialmente alla pittura, alla scultura, alla grafica, per poi approdare, a partire dal 1922, alla fotografia. Il primo approccio all’arte di catturare immagini avviene tramite i fotomontaggi, utilizzati come mezzo di comunicazione estremamente efficace per l’ideologia comunista. Lo scontro dialettico tra le varie immagini che lo compongono contribuiscono alla creazione del significato dell’immagine.
Alla base del materialismo storico, a cui tutti gli artisti russi d’avanguardia s’ispireranno per la loro produzione, vi è lo scontro, la dialettica tra gli elementi compositivi dell’immagine, che sarà presente anche nella produzione fotografica di Rodčenko.
La fotografia diviene, per Rodčenko, il mezzo attraverso cui permettere all’uomo proletario una nuova prospettiva delle cose.
Guardare le cose da un’angolazione diversa – anzi, da ogni possibile angolazione.
La sua ricerca estetica ed intellettuale va oltre la riduttiva accusa di formalismo a cui lo si associa. Il suo geometrismo, apparentemente formale, vuole mettere in evidenza attraverso lo scontro delle linee, delle ombre e delle figure, la natura dialettica della composizione. Allo stesso modo in cui Ejzenštejn, tramite lo scontro dialettico delle inquadrature, cercava di scuotere le menti degli spettatori, lo scontro geometrico delle figure nelle immagini fotografate vuole propagandare un nuovo modo di approcciarsi alla storia ed alle nuove trasformazioni del presente: quello della dialettica materialistica.
Non un vuoto formalismo dunque, ma un mezzo fondamentale attraverso cui risvegliare le coscienze politiche.
Questo è dunque il prodotto dell’incontro/scontro tra ricerca di una propria coscienza politica e ricerca di nuove prospettive visive del quotidiano.
La fotografia, insieme alle altre arti visive, divengono il solo mezzo tecnico attraverso cui è possibile comprendere la realtà, l’unico mezzo attraverso cui all’uomo proletario è concesso guardare il quotidiano da una prospettiva diversa. Lo scontro visivo rimanda allo scontro di classe.
Da qui e dall’assunzione di questo nuovo punto di vista, comincia la determinazione della coscienza politica.