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“Noah”: Darren Aronofsky affonda con il kolossal biblico

di Marco Chiappetta

TRAMA: Noé (Russell Crowe), in vista del Diluvio Universale, si rifugia in una landa desolata con la moglie Naameh (Jennifer Connelly), i tre figli – Ham (Logan Lerman), Shem (Douglas Booth) e Japheth (Leo McHugh Carroll) – e la trovatella Ila (Emma Watson) in attesa della catastrofe, e si dedica, con l’aiuto di certi giganti di roccia, alla costruzione di un’enorme arca che possa ospitare e salvare tutte le specie animali. Il suo nemico, nell’impresa, sarà il feroce Tubal-cain (Ray Winstone), discendente di Caino, a capo di una tribù violenta e dominatrice.
GIUDIZIO: Il film più ambizioso e costoso (125 milioni di dollari) di Darren Aronofsky, solitamente abituato a temi, stili, ambienti più intimisti e veri, è anche e di gran lunga il suo peggiore. Così diverso, nella voce e nello sguardo, dai suoi precedenti lavori da pensare che si tratti di uno sbaglio: a parte il nome non c’è niente di suo. Adattando con molta libertà e molta audacia il famoso episodio biblico, Aronofsky lo infarcisce di convenzioni da blockbuster, scene maestre (sulla scia di Tolkien) e scene madri melodrammatiche, ambientazioni da fantasy apocalittico e mostruose insensatezze, un profluvio di effetti digitali quasi nauseante e talmente convenzionale da non interessare mai, e in più ovviamente un facile messaggio morale che è insieme ecologista, animalista, familista, antimilitarista e lievemente misantropo. Del suo stile non resta che qualche sparuto, sporco movimento di camera a spalla. Il resto è noia: due ore e mezza di guerra del bene contro il male, diretto con banale monotonia, interpretato sopra le righe da un cast di divi mai davvero credibili, sovraccaricati e lacrimogeni, e scritto – per modo di dire – con una superficialità che ha dell’ordinario per Hollywood, dello straordinario (in senso negativo) per un autore con la a maiuscola, tra i più geniali e innovativi degli ultimi vent’anni, qui compromesso e svenduto al conformismo più bieco. Senza maestria, senza stile, senza contenuto, questo film sontuoso e barocco osa bombardare con fuochi, diluvi, battaglie mai davvero sorprendenti, animali e creature goffamente inventate al computer (altro che la giraffa e i fenicotteri di “La grande bellezza”), psicologie e conflitti (spesso edipici) di una lettura facile facile, e una struttura vacillante e ripetitiva che rende modesto persino l’intrattenimento. Un naufragio dall’inizio alla fine.
VOTO: 1,5/5