di Francesco Cannone
Sin da subito non ha nascosto le sue perplessità rispetto ai test d’ingresso all’università il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. Ma lo scorso lunedì, intervenuta all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università degli Studi di Foggia, è scesa nel dettaglio. “Voglio essere chiara – ha specificato di ritorno a Roma in un’intervista al Corriere della Sera pubblicata ieri – la programmazione a Medicina, cioè il bilanciamento tra fabbisogno di camici bianchi e numero di laureati, è sacrosanta. Ma non è detto che il sistema dei test a risposta multipla sia il migliore. Penso al modello francese”.
Questo prevede un primo anno ad accesso libero comune agli studi di Medicina, Farmacia, Odontoiatria ed Ostretricia, con sbarramento in itinere durante il primo anno, mediante una prova suddivisa in due parti (la prima alla fine del primo semestre, verso Dicembre/Gennnaio; la seconda alla fine del secondo semestre, verso Maggio) e che verte su materie che hanno costituito fin lì l’oggetto del corso di studi.
L’intenzione di voler cambiare è certa: la validità del principio del numero programmato, per il Ministro, è fuor di discussione, ma sono da cambiare le modalità concrete d’attuazione nelle quali esso si è sostanziato finora (le soluzioni organizzative – si sa – non sono mai neutre). Già dal prossimo anno, quindi, il quiz a risposta multipla per Medicina potrebbe essere superato, in favore dell’applicazione di un modello francese che la Giannini pensa a rivisitare in modo che la selezione avvenga in base al curriculum del primo anno e quindi in base all’esito degli esami. “Se passi gli esami – si legge sempre sul Corriere – ti iscrivi al secondo anno, altrimenti sei fuori. Non è che così passare diventi più facile. Semplicemente si spalma la valutazione della prova di un singolo giorno ai risultati di un anno intero di studio”.