“le macchine desideranti” presentano
“Griselda” da Boccaccio, Chaucer e dal Mènagier de Paris
Martedì 20 e Mercoledì 21 maggio 2014, ore 21.00
Napoli, Galleria Toledo – Via Concezione a Montecalvario 34
REGIA: Giovanna Senatore
DRAMMATURGIA: Dino Montanino
SCENOGRAFIA: Mauro Rea, Michele Silenti
MUSICHE ORIGINALI: Rossella Scarano
IN SCENA: Renata Angrisani, Chiara Bernardi, Margherita Caiazzo, Annarita Capriello, Roberta Caruso, Alessandro Cerrato, Maura Cimmino, Marcella Contieri, Renato Cosimo, Alessia Fiorentino, Michael Formisano, Amina Naim, Alberico Parente, Errico Piccolo, Mauro Rea, Stefano Romano, Michele Silenti, Virginia Sommella, Simona Stella, Laura Tarabbo, Maria Giulia Trapanese
Educare le donne alla pazienza e alla dedizione:
Se avrai un marito, dovrai preoccuparti molto delle sue comodità. Abbi cura grandissima della sua persona. Dagli sempre biancheria pulita. Buone cose da mangiare. Un berretto da notte e calde pellicce per dormire. Perché questo è il compito di una buona moglie.
Educare le donne alla sottomissione:
Quando una donna ha perso il suo primo marito, trova difficoltà a trovarne un altro che convenga alla sua condizione e resta sola e sconsolata per molto tempo; e ancor più se perde anche il secondo. Perciò abbi cura grandissima della persona di tuo marito. Quando viaggia di qua e di là, con la pioggia e col vento, con la neve e con la grandine, ora bagnato, ora asciutto, ora sudato, dovrà trovare la moglie al suo ritorno che gli toglierà le scarpe davanti ad un buon fuoco, gli cambierà le scarpe e le calze, gli darà buone cose da mangiare e da bere, lo servirà e lo curerà. Così i mariti, serviti in questo modo, non desidereranno di fermarsi altrove; e ogni altra cosa sembrerà loro sgradevole come un letto di sassi, in confronto alla loro casa.
Educare le donne al decoro:
Quando vai in città o in chiesa, vai convenientemente accompagnata da donne onorate e fuggi qualsiasi compagnia sospetta senza mai permettere che una donna malfamata sia vista vicino a te. E mentre cammini porta la testa alta e le palpebre abbassate, senza sbatterle e guarda dritto davanti a te a una distanza di circa quattro pertiche senza guardare intorno a te né uomini né donne, né a destra né a sinistra. E senza fermarti a parlare con nessuno per strada.
Abbi cura di essere convenientemente vestita; fa’ attenzione che il colletto della camicia, della blanchet, cotte, e surcotte non pendano fuori l’uno sopra l’altro, che i tuoi capelli, la cuffia, il velo, il cappuccio tutto il resto del tuo abbigliamento, sia ben disposto e decorosamente ordinato non come succede a certe donne ubriache stupide o senza cervello che non hanno cura del loro onore, e si comportano senza alcuna vergogna e vanno in giro con gli occhi stralunati e la testa orribilmente arruffata come quella di un leone.
Educare le donne all’ubbidienza:
Quando due persone onorate sono marito e moglie ogni altro affetto deve sparire. Tranne l’unico: affetto dell’uno per l’altra. E quando sono temporaneamente separati, la moglie deve dire dentro di sé: «Quando lo rivedrò farò questo e quello; e lo pregherò di fare questo e quest’altro.
Gli animali domestici, un levriero, un mastino, un cane più piccolo, sia per strada che a tavola o a letto, sempre stanno vicini alla persona da cui ricevono il cibo; e se il cane si trova lontano dal padrone il suo cuore e i suoi occhi lo cercano sempre; e anche quando il padrone lo frusta e gli tira dei sassi, il cane gli va dietro, scodinzolando e sdraiandosi davanti al lui, e cerca di impietosirlo, e lo segue per fiumi e per boschi, negli agguati e nelle battaglie. Considerato tutto questo, per una migliore e più forte ragione, le donne, a cui Dio ha dato una coscienza e che sono ragionevoli, debbono avere un perfetto e riverente amore per i loro mariti; e quindi io ti prego di avere il massimo affetto e la massima intimità con mio marito, chiunque esso sia.
Educare le donne alla buona amministrazione della casa:
D’estate, avrai cura che non vi siano pulci nella camera e nel letto del tuo sposo. Per proteggersi dalle pulci che si annidano nelle coperte, nelle pellicce e nei vestiti è necessario che le coperte le pellicce o i vestiti pieni di pulci siano piegati, pigiati e chiusi in una cassa strettamente legata con cinghie in modo che le suddette pulci non abbiano luce né aria e restando imprigionate esse immediatamente periscano e muoiano.
Un ricco borghese parigino che vive alla fine del Trecento prende molto sul serio il suo ruolo di educatore e scrive un trattato monumentale rivolto alla sua giovane moglie. Si parla di tante cose e si cita, come esempio di virtù femminile, la storia di Griselda: una storia narrata nel Decameron e ripresa da Chaucer nei Canterbury Tales.
Il nostro spettacolo racconta la vicenda di Griselda e la incrocia con i precetti del ricco parigino. Le due storie procedono parallelamente e vengono narrate nel medesimo spazio franco: un collegio femminile, luogo reale e simbolico dell’educazione e della formazione delle fanciulle. Luogo di giochi e di beffe; di recite e di sberleffi; di lezioni da mandare a memoria e di buone maniere da apprendere.
Le voci si incrociano narrando, nel gioco del teatro, una storia crudele di sottomissione femminile da imparare e ricordare. Il gioco è scherzoso e irriverente. La storia è terribile ed inquietante: il marchese di Saluzzo decide di sposare una giovane contadina, Griselda, e la sottopone ai tormenti più terribili fino a sottrarle la figlia facendole credere di averla uccisa.
Una storia da mandare a memoria che merita di essere messa alla berlina perché non venga mai dimenticata.