Al centro di cultura e lingua russa ‘Russkij Mir’ al Palazzo Santa Maria Porte Coeli dell’Università “L’Orientale” è stato presentato il Focus su Anton Cechov che si realizzerà nell’ambito del prossimo Napoli Teatro Festival Italia, a un pubblico di studenti e giornalisti, alla presenza del direttore artistico della rassegna Luca De Fusco, qui regista de “Il Giardino dei Ciliegi”.
L’incontro si è aperto con la dissertazione della professoressa Michaela Böhmig, docente di letteratura russa, incentrata sulla figura di Cechov e sul suo teatro, così come emerge dal Giardino delle Ciliege. Un teatro in cui l’ironico, il tragico e il farsesco si uniscono a restituire una persistente sensazione di incertezza e precarietà, in cui per la prima volta nella storia del teatro ciò che conta non è quello mostrato sul palco, ma i retroscena, il sottinteso – in cui le parole divengono maschere che indossano i personaggi, i quali tendono a esprimersi secondo espressioni tipiche, evidenti nell’originale russo, ma che si perdono nella traduzione. Anche l’azione perde la sua centralità, scandita e rallentata com’è dalle pause frequenti. Prefigurando il teatro novecentesco, i protagonisti si interrogano continuamente sul passato, sul futuro, sul proprio destino e quello della Russia intera – esemplificatorio la figura della corda di violino che si spezza due volte, riminiscente dell’epilogo di ‘Guerra e Pace’. Caratteri di una personalità artistica, che pur avendo solo toccato il Novecento, lo pervade tutto, anche grazie all’opera di Stanislavskij, il quale riuscì a far trionfare presso il pubblico le sue opere, laddove in precedenza esse furono snobbate, se non addirittura accolte con ostilità.
Il focus su Anton Cechov sarà uno dei pilastri portanti del prossimo NTFI, costituendo un quinto del totale degli spettacoli in programma. Nonsarà solamente una pedissequa messa in scena del repertorio del drammaturgo, ma si tratterà di un’occasione in cui diverse tradizioni si mescoleranno per dare al pubblico qualcosa di unico e originale, rispetto anche al contesto italiano.
L’esempio più calzante è dato da “Zio Vanja”, che verrà riproposto per ben tre volte, da tre registi differenti, declinato in tre stili diversi: Andrej Konchalovskij porterà in scena la versione in lingua russa recitata da attori russi – lo stesso cast de “Le Tre Sorelle”, altra regia di Konchalovskij; Marcelo Savignone, regista argentino, fonderà la tradizione russa con quella del suo paese, proponendo uno spettacolo brillante, comico e surreale; il lituano Rimas Tuminas, porterà la versione incentrata sullo sport, sull’acrobatica e sulla clownerie grottesca che tanto successo ha avuto in Russia. Il giovane artista Gianluca Merolli firmerà la regia de “Il Gabbiano”.
Luca De Fusco sarà presente, come detto, con la regia de “Il Giardino dei Ciliegi”, in una versione disseminata di suoi stilemi registici: scenografia essenziale, qui dominata dal bianco e uso del medium visivo, la collaborazione con un cast tecnico consolidato, come Ran Bagno alle musiche, con la novità della presenza di Noa Wertheim della Vertigo Dance Company che curerà la coreografia. Una fusione di culture, quella russa e quella napoletana, che non risultano tra loro estranee – come anche evidenziato da Konchalovskij – caratterizzato dal fatto che non hanno vissuto la transizione, da un contesto feudale/latifondista a uno moderno, industriale e imprenditoriale, diventano già post-moderne. Uno strappo che si rivela anche nel modo di concepire il tempo, nella programmazione del futuro. Due mondi in cui “la gente pranza, prende il tè, mentre la propria sorte li conduce alla rovina”.