“Sono soprattutto le ragazze ad aspirare all’immortalità e a voler incontrare un vampiro come Edward”. Queste sono parole di Stephenie Meyer autrice – nel caso ci fosse bisogno di ricordarlo – della saga letteraria di Twilight. Mi sconvolgo al solo pensiero che ci possano essere tante ragazze che sognano di incontrare un vampiro come Edward… In verità mi sconvolge semplicemente il fatto che sognino di incontrare un vampiro. La Meyer ha avuto un merito (?) e cioè quello di cambiare, forse per sempre, l’immaginario collettivo riguardo i vampiri: io, appassionato di cinema, sono cresciuto guardando la serie di film su Dracula (interpretata da Peter Cushing e Christopher Lee, e che vi consiglio di recuperare) dove il vampiro protagonista era spietato, assetato di sangue e dotato di un fascino estremo, che usava però per mietere ancora più vittime e non (come in Twilight) per mettere su famiglia! Se Dracula avesse saputo che poteva cibarsi del sangue degli animali, come i vampiri buoni della stirpe dei Cullen, si sarebbe risparmiato tanti paletti nel cuore nel corso della sua storia cinematografica.
Sono passati pochi mesi dall’uscita di Eclipse, terzo capitolo filmico tratto dai libri della Meyer, capace d’incassare 689 milioni di dollari worldwide e anche io, povero mortale che se mi taglio invece di succhiarmi il sangue ci metto un bel cerotto, sono andato a vederlo. Inizialmente sembrava migliore rispetto ai precedenti capitoli – che anticipo: non mi sono piaciuti – perché la prima inquadratura (con i vampiri cattivi che corrono veloci e appena percettibili ai sensi, attorno alla loro vittima) era finalmente horror; finalmente un poco di orrore in una saga che di questo genere aveva proposto solo il progressivo rigonfiamento steroideo dei muscoli di Lautner/Jacob. Poi, dopo questa scena-illusione, durata appena cinque minuti, ecco apparire il titolo e dopo il solito prato sul quale sono stesi i soliti Edward e Bella che, nonostante gli apparenti progressi sentimentali fatti in New Moon, sono ancora indecisi sullo sposarsi. E da qui via che si ricomincia. Con Bella indecisa fra il vampiro e il lupo mannaro (che usa come fragranza l’eau de lupo e si rinfresca le ascelle a torso nudo sulla neve), con l’annosa rivalità fra i due clan e i vampiri cattivi che cercano Bella per farsi una bella succhiata.
Appurato che ormai la storia è ridicola, che gli effetti speciali sanno di CGI come poche altre cose nel cinema e che la vampira cattiva è talmente poco paurosa che potrei tranquillamente farmi succhiare qualcosa da lei, posso solo interrogarmi sul perché la popolazione mondiale continui a farsi abbindolare da questi prodotti, dove gli attori che interpretano i lupo sono dei cani, dove Bella si chiama così ma non lo è moltissimo ed Edward fa la solita faccia incazzata credendo che basti per ricevere critiche positive.
Dove sono finite le storie d’amore alla “Pretty Woman” o i vampiri di “30 giorni di buio”?
Questo film tenta di mescolare i generi finendo per oltraggiarli entrambi. L’unica mia consolazione è pensare che le ragazzine che ora vanno in brodo di giuggiole per Edward e Jacob, a 50 anni ripenseranno alle pellicole viste in gioventù e si diranno: “Come eravamo cretine da teenager!”.
E incazzato, deluso, con due mongolfiere nei pantaloni per aver speso 7 euro di biglietto per Eclipse, dopo l’estate, mi sono trovato in un’altra sala, dove proiettavano Mordimi (tutt’ora nei cinema italiani), parodia ufficiale della saga della Meyer. Ora, l’idea di una parodia appare ovvia, scontata, addirittura necessaria se non salvificante dal vuoto mentale che creano i film originali e io sono andato a vederlo pensando di farmi almeno due risate. Ma l’incubo si è avverato e gli stessi difetti riscontrati nella pellicola “seria” li ho ritrovati in quella “comica”: attori pessimi che non farebbero ridere nemmeno facendoti il solletico, una storia che rubacchia dai primi due capitoli della serie senza mai essere davvero dissacrante e senza offendere sul serio film che andrebbero presi a vagonate di sterco e, soprattutto, stuoli di fans adoranti in sala che ridevano come probabilmente non hanno mai fatto in vita loro e che erano lì non per esorcizzare il fenomeno Twilight, ma per renderlo ancora più importante con una parodia.
Mordimi fino ad ora ha incassato 60 milioni (su una misera spesa di 20) come riprova che ormai non conta più essere davvero divertenti e avere un cast decente, ma che basta speculare sul fenomeno del momento per fare si che tutti i suoi epigoni abbiamo successo. Io che rido ancora con un cartoon di Donald Duck o un film della Pantera Rosa forse sono superato, ma preferisco essere escluso dal nuovo millennio, se il nuovo millennio significa Twilight.
Concludo augurando buona vita a Terza Pagina, che mi ha dato la possibilità di recensire (per sfogarmi?) questi due film.