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NTFI14, Kaspar Hauser di Hermanis: la vita difficile in un mondo minaturizzato

KASPAR HAUSER Alvis Hermanis (21)di Stefano Santos

Quella di Kaspar Hauser è una figura che deve la propria forza evocativa nell’immaginario della cultura europea grazie alla divorante curiosità umana – di cui tutta la (post)modernità è pervasa – quella che non si ferma a dare spiegazioni fantasiose a fenomeni che non riesce a comprendere, ma si interroga continuamente, formula ipotesi, si interfaccia con una comunità di pari e non si ferma davanti alle soluzioni troppo scontate. Un vagabondo, un impostore, principe ereditario di Baden caduto vittima di intrighi dinastici – niente si sa sulle sue origini, a parte la sua apparizione improvvisa il 26 maggio 1828 in una piazza di Norimberga, né sulla sua morte, pugnalato da uno sconosciuto in un parco. L’unica cosa certa è che la sua vicenda è stata tra le più variamente interpretate della storia della cultura europea, con la trasposizione cinematografica più famosa L’Enigma di Kaspar Hauser di Werner Herzog.

La versione presentata al Napoli Teatro Festival – Die Geschichte von Kaspar Hauser – ha visto la direzione del regista lettone Alvis Hermanis, in uno spettacolo prodotto dalla compagnia svizzera di lingua tedesca Schauspielhaus Zurich, andato in scena alla Sala dei 500 del Museo di Pietrarsa.Kasp

La vicenda dello sventurato giovane viene proposta attraverso una progressione di singole scene di vario respiro, che si focalizzano su un singolo evento o tema specifico della formazione di Kaspar, scandite da intermezzi musicali scritti da Jekabs Nimanis suonati al pianoforte e l’annunciazione del titolo della parte. La particolarità però non risiede in questa caratteristica, né tantomeno nel pony bianco al centro della scena che ha catalizzato l’attenzione del pubblico, quanto nel modo di rappresentare il mondo in cui Kaspar Hauser è emerso – da che era sepolto sotto un cumulo di sabbia da parco giochi, a sinistra del palco.

I personaggi si muovono infatti in un mondo borghese miniaturizzato, una elegante sala di ricevimenti con tavole e sedie dalle gambe corte, una porta dallo stipite basso; mondo in cui possono vivere solo delle persone di bassa statura, soprattutto dei bambini, che qui interpretano gli anziani abitanti di Norimberga che accolgono il giovane: il prof. Daumer, il dott. Osterhausen, il sindaco Jakob Binder e le rispettive moglie. Vestiti elegantemente e truccati e acconciati in modo da sembrare più canuti possibile, sono guidati nei movimenti e ‘doppiati’ dagli attori adulti della compagnia, vestiti interamente di nero a confondersi con lo sfondo. Una miniaturizzazione che tuttavia non colpisce il Kaspar Hauser interpretato da Jirka Zett, uomo adulto che fatica muoversi in quel mondo. Unico a non essere guidato – assieme allo Straniero, interpretato da Roland Hofer – affronta un faticoso percorso di apprendimento, dallo stato di natura a quello di cultura. Tuttavia egli si scontra con la monoliticità dei saperi e delle convenzioni dei suoi sedicenti maestri – trasformando questo percorso in una transizione verso la convenzione, interrotta dalla sua fine improvvisa e ingloriosa, di nuovo sepolto dai suoi padroni nella sabbia da cui era emerso.