Il 28 Giugno, a Piazza Dante, alle ore 15, partirà il corteo partenopeo in denuncia del disagio in cui vivono la maggior parte degli omosessuali: privi di diritti, spesso emarginati dalla società, essi incontrano con estrema frequenza manifestazioni di discriminazione, paura del diverso e odio in tutte le maglie della società. I preparativi dell’iniziativa sono partiti dal 31 Maggio. L’iniziativa è stata organizzata dal coordinamento Campania Raibow, in collaborazione con le altre associazioni che costituiscono il Comitato ufficiale del Pride e con il Comune di Napoli.
Per la giornata del “Mediterranean Pride of Naples” (MPoN 2014) si attende una vasta partecipazione e una pluralità di voci con migliaia di persone.
Il Pride non vuole solo essere, però, la manifestazione dell’esigenza – sempre più incombente – degli omosessuali di sensibilizzare la popolazione contro i toni discriminatori e offensivi con cui tutti i giorni devono scontrarsi, ma un tentativo di mandare un aggiuntivo segnale: in Italia la paura del diverso, la quale aleggia sulle teste del nostro Paese come una spada di Damocle. Negata dal “senso comune” della comunità dei benpensanti, spesso inclini a vivere l’omosessualità come il diversità da accettare (e non al pari degli eterosessuali invece, ossia come una delle tante forme in cui si articola la complessa struttura dell’umanità), la discriminazione è visibile in ogni luogo, pubblico o meno, così come nelle conversazioni che intratteniamo quotidianamente.
Il corteo del 28 Giugno sarà non tanto l’ennesima chiamata ai bisogni dei diritti necessari in un Paese che difficilmente accetta – in ogni singolo che compone la sua popolazione – la realtà di una molteplicità di mete sessuali, ma un vero e proprio grido all’abbattimento delle barriere discriminatorie, vivendoci come individui con inclinazioni sessuali diverse gli uni dagli altri. Una chiamata al superamento della xenofobia e del razzismo: un incitamento alla liberazione dagli schemi sociali ed una vittoria delle uguaglianze che tentano di non necessitare più neanche – si spera in un futuro – di leggi, poiché sussiste alla base un accettarsi a vicenda nonostante le differenze. Vecchi discorsi, mai realmente capiti, ma solo strumentalizzati.
È come solito una questione culturale, che può essere superata solo attraverso la maggiore capillarizzazioni dei saperi, attraverso la sconfitta dell’ignoranza discriminatoria e di una maggiore capacità critica, che riesca a far superare le differenze. Ed è per questo che alla manifestazione parteciperanno anche gli studenti del coordinamento universitario Link Napoli e gli studenti medi rappresentati dall’Uds campano, i quali credono fermamente che siano necessarie “vaste campagne di sensibilizzazione – come scrivono nel loro comunicato in merito al corteo del 28 – per cambiare l’opinione delle masse, portare esperienze dirette a platee sempre più grandi, rivendicando la necessità di parlare, innanzitutto, di questi temi per poi renderli universali e condivisi.
“Noi crediamo che sia fondamentale – continuano – iniziare dal terreno che affrontiamo tutti i giorni, quello delle scuole e delle università, per cambiare la cultura dal suo interno, come abbiamo sempre fatto e come crediamo sia giusto per costruire la società che vogliamo.
“La parità di diritti e di trattamento, la libertà di esprimere il proprio essere, la lotta al pregiudizio e alle diseguaglianze di ogni genere sono gli elementi che porteremo con noi a sfilare per le strade della città”.
Insomma, lottare per i diritti che in questo senso significa sempre non solo lottare, manifestare per l’affermazione legislativa delle differenze, ma richiedere che tali differenze vengano considerate differenze tra le differenze, non fattore discriminante della persona e del suo stesso vivere, come un che di sbagliato e di minoritario nella società in cui viviamo.
Cosa risponderà, ora, il grande rottamatore dalla corsa matta e disperatissima? Non si dimenticherà mica, a furia di correre, del bisogno di un radicale mutamento della società e quanto profonda dovrà essere l’azione che porterà a mutare l’esistente condizione sociale? Che sia come tutti i suoi predecessori? O forse peggio, nella sua affabulatoria retorica populista dell’ultima ora?