Nell’ambito delle attività della Conferenza Stato-Regioni, il 2 luglio scorso, durante una particolare riunione tecnica dedicata al Diritto allo Studio, si è tentata – alla presenza di rappresentanti di tutte le Regioni – l’intesa sullo schema del Decreto Ministeriale sui Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) per quanto riguarda il Diritto allo Studio.
L’intesa della riunione comporterebbe un numero degli idonei-beneficiari estremamente ridotto rispetto agli anni precedenti, dato il sensibile rialzo dei requisiti per ricevere le borse di studio. Secondo il decreto, infatti, ci vorranno 15 CFU in più per il primo anno triennale, 10 per il secondo e il terzo anno (e così via anche i CdL Magistrali e Magistrali a ciclo unico, vedi tabella) per poter ottenere i benefici da borsista. Implicherebbe uno sforzo incredibile per chi già arranca nel riuscire a rientrare nei termini minimi di qualificazione e poi vedersi, sì idonei, ma non beneficiari (19,7% degli aventi diritto secondo le elaborazioni dell’Osservatorio Regionale del Piemonte su dati del MIUR).
L’ultima ipotesi di decreto prevede, tra le altre modifiche, anche le seguenti per il primo anno (comma 2): “Per gli studenti fruitori di alloggio e ristorazione (fuorisede che ricevono il posto alloggio), si prevede di erogare l’intero importo in un’unica soluzione, al conseguimento di 35 CFU (comma 3); per chi non fruitore di posto alloggio e ristorazione, una divisione in tre rate: la prima erogata entro il 10 Novembre e pari al 20% dell’importo totale, la seconda al conseguimento di 10 CFU entro il 15 Marzo e pari al 30%, il restante 50% al conseguimento di 35 CFU entro il 10 Agosto (comma 2); per gli studenti iscritti al primo anno di un Corso di Laurea Magistrale, il 50% viene erogato subito e il restante 50% al conseguimento di 40 CFU entro il 10 Agosto. A tali studenti, però, per accedere ai benefici si impone l’ulteriore requisito di merito di aver concluso la laurea triennale al massimo due semestri oltre la durata normale del Corsi”.
Come cita il documento rilasciato dal CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari), “risulta evidente che articolare in più di due momenti l’erogazione della borsa di studio (come attualmente avviene) rischia di creare non poche difficoltà di mantenimento allo studente borsista. Occorre anche considerare che attualmente in molte Regioni l’erogazione della borsa avviene in ritardo rispetto alla scadenza prevista. Di conseguenza, c’è il rischio che in alcune di queste, prevedendo tre rate, il momento di erogazione della prima rata vada a coincidere con quello della seconda rata. Peraltro in questo modo si appesantirebbe l’iter burocratico di erogazione delle borse, senza contare il maggiore impiego non giustificato di tempo e risorse da parte del personale amministrativo”.
Alla luce di ciò, oltre a sollecitare la partecipazione della componente studentesca per la stesura del nuovo DM, le componenti cittadine e regionali di Link – Coordinamento Universitario hanno chiesto alle rispettive Regioni di schierarsi dalla loro parte contro il decreto LEP denunciando, durante le sedute della Conferenza Stato-Regioni, la grave situazione in cui l’Università pubblica è caduta e continuerà a cadere dopo il provvedimento ministeriale (vedi quello di Napoli).
“La crisi economica – cita il documento del CNSU – ha avuto e continua ad avere un forte impatto, condizionando le scelte di molti studenti. Gli stessi report dell’ISTAT segnalano da diversi anni come ci sia stato un netto aumento del numero di famiglie in stato di povertà. Il calo degli immatricolati, il livello di tassazione tra i più alti in Europa e l’insufficiente finanziamento sul DSU costruiscono un quadro entro cui il DM in discussione assume un ruolo strategico”.
“Più e più volte nel corso degli anni le diverse composizioni del CNSU hanno sottolineato l’importanza del sistema universitario e di tutti gli strumenti di supporto e di rilancio dello stesso, come il DSU. Inoltre, spesso si è evidenziato come la figura dell’idoneo non beneficiario sia un’anomalia tutta italiana. Tale anomalia deve essere eliminata attraverso un maggiore finanziamento del sistema del diritto allo studio e non irrigidendo i criteri di accesso alle borse di studio, come si prevede in diverse parti della bozza di decreto in esame. Questo è un rischio che il nostro Paese non può correre se si vuole aumentare il numero di studenti e di laureati in Italia e raggiungere l’obiettivo europeo del 40% entro il 2020”.
Ma il nostro Paese vuole aumentare il numero di studenti e di laureati? Vuole che i saperi tornino a circolare permettendo l’emancipazione intellettuale dal becero populismo all’italiana? Vuole davvero che le generazioni del futuro siano più consapevoli di sé? Oppure si preferisce avere una popolazione a cui basta il contentino di €80 per credere che le cose stiano migliorando?
Solite domande, solite risposte.