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Prosegue “Save the Music, save Naples”. Sadile e Rispoli: “La musica può salvare questa città”

Save the music, Save Naples - 21 dicembre


di Roberto P. Ormanni

Ci si mette la temperatura invernale a decimare la platea della “Domus Ars”, centro di cultura diretto da Carlo Faiello, nel centro storico di Napoli. Eppure la rassegna musicale “Save the Music, save Naples”, organizzata dal giovane Tommaso Primo, non accantona le emozioni durante il suo terzo appuntamento: “Questo progetto – dichiara Primo – è giovane, semplice. Forse essenziale, ma proprio per questo sincero”. Un progetto che vede la rivoluzione nell’unione e nella coesione dei rappresentati del genere cantautoriale napoletano sotto un unico cartello.
Sul palco della chiesa di San Francesco delle Monache, mercoledì scorso, è stata la volta di Sabrina Sadile, artista polivalente emersa nel panorama musicale nel 2010, quando ha pubblicato l’album di debutto “L’hanno scoperta”. Ad accompagnare la cantautrice durante l’esibizione Antonio Alfano, chitarra solista. Successivamente, è stato il turno di Enrico Rispoli, giovane musicista napoletano, che, in compagnia di Mattia Santangelo (percussioni), Mila Corona (cori) e Martina D’angelo (cori), ha presentato alcuni brani del proprio repertorio.
“Cantautore è un concetto un po’ avverso”, spiega Sadile, “Detesto chi mi chiede che genere suono. Preferisco non darmi confini: ascolto Carmen Consoli come Robert Johnson, Skunk Anansie come il country blues degli anni ’30. Il pregiudizio musicale è un blocco, soprattutto in Italia, nella società delle case discografiche”. Sabrina, però, non è solo cantante: dal 2008, infatti, lavora nella compagnia teatrale di Carlo Buccirosso. Eppure, nonostante gli impegni, ha preso parte con piacere alla rassegna: “La musica ha un valore enorme: smuove le coscienze. Non sempre le parole esprimono tutti i pensieri e dove queste non arrivano, vengono in soccorso le note. A Napoli c’è un bisogno disperato di smuoversi. La musica sta morendo, tocca a noi salvarla”.
Stessa lunghezza d’onda per Enrico Rispoli: “La musica – commenta Enrico- ha il grande potere di unire le persone, di far condividere dei sentimenti che non sempre emergono e di comunicare ciò che non viene esternato”.
Enrico studia da sei anni al DAMS di Bologna e a chi gli chiede perché non ha ancora fatto un disco risponde che “spesso i musicisti sono un po’ come i pirati: si ammutinano in continuazione e non è facile trovare una strada senza ostacoli”. In occasione dell’evento, però, è tornato a Napoli, città con la quale conserva “un rapporto di amore e odio” e che racconta attraverso le sue canzoni: “Se fossi nato in un altro luogo non sarei quello che sono”, confessa, “Credo che Napoli possegga lo stesso sentimento sanguigno tipico della musica nera”. E poi aggiunge: “Questa città è così invadente che è impossibile non restare coinvolti nel suo circuito. E’ difficile, ma io credo che la musica possa realmente salvare Napoli”.